Enrico Muttoni
17 marzo 2015
L'opinione di Enrico Muttoni
Antenna, non c’è via di (s)campo
Continuano ad Alghero le discussioni riguardanti il posizionamento delle antenne per il funzionamento dei telefoni cellulari. Antenne che nessuno vuole in prossimità di casa propria, adducendo la motivazione della pericolosità delle stesse. Queste discussioni hanno trovato ascolto da parte sponsor politici i quali, come tutti i pubblici rappresentanti, hanno come interesse primario la salute pubblica. Dunque un’antenna emette, perché quello è il suo lavoro. E riceve, perché è in connessione col telefono portatile dell’utente, anch’esso dotato di un’antenna rice-trasmittente. La potenza del telefonino varia, secondo i modelli, da 0,6 a 1 Watt. Quante volte ci siamo rivolti al cielo, a denti stretti, mormorando : non c’è campo!? In quel momento abbiamo desiderato antenne e trasmittenti più potenti, e chi se ne frega della salute.
Cosa è un campo, in Fisica? «E’ una porzione di spazio ad ogni punto della quale può essere associato un vettore (una forza dotata di direzione e verso)». Come il campo gravitazionale ci dimostra continuamente, gli oggetti cadono quando non c’è qualcosa che li supporta, perché in ogni punto dello spazio che ci circonda è presente la forza di gravità. Così il campo elettromagnetico circonda e permea le cose e le persone, ed in ogni suo punto è applicata una forza, che il nostro telefonino rileva, decodifica e amplifica per permetterci di comunicare. I tecnici hanno dovuto installare una rete fissa di antenne perché il sistema potesse funzionare. Quanto sono pericolose le radiazioni elettromagnetiche? Le onde radio, quelle usate per telecomunicazioni, non hanno mai rivelato una pericolosità tale da poterle correlare ad un qualsiasi patologia specifica. Questo non significa che disponendo di un topo, e di un emettitore di grande potenza, non lo possa far ammalare facendogli assorbire enormi dosi di radiazione. Per spiegarmi, c’è gente che è diventata dipendente (in senso farmacologico) della Coca Cola, e ne è morta. Da questo non si deve dedurre che la Coca Cola abbia una pericolosità tale da limitarne la vendita.
Per cinquant’anni tutti noi abbiamo avuto in casa una grossa fonte di radiazioni elettromagnetiche: il tubo catodico del nostro televisore. Il quale ha sparato sulle facce degli spettatori, tutti i giorni, e per parecchie ore al giorno, una potenza di radiazioni cento volte superiore (150 Watt) a quella di un telefonino. Da notare che la tipologia delle radiazioni catodiche è inoltre assai pericolosa, in quanto composta anche da raggi X. Pochi, ma potenti, perché posso davvero far danno. I libretti per l’uso raccomandavano infatti di evitare di permanere a lungo vicino allo schermo, mantenendo non meno di un metro di distanza. E l’igiene del lavoro ha infatti, a scopo antinfortunistico, normato le permanenze dei lavoratori davanti agli schermi dei terminali. Dopo cinquant’anni di diffusione, i tubi catodici sono stati rimpiazzati da schermi LCD o LED, che funzionano a bassissima potenza, non emettono radiazione X, e hanno prestazioni molto migliori.
Avete mai udito un politico che si sia mai occupato della pericolosità (piccola, ma vera) degli apparecchi TV? E anche se questa pericolosità fosse stata percettibile, pensate forse che i fan di Maria de Filippi avrebbero rinunciato alla loro dose, psicologica e fisica, di radiazioni? I tubi catodici sono usciti di produzione, e non sapremo mai se e quando hanno prodotto danni, fatto vittime o generato specifiche patologie. Ma l’importante era che il popolo stesse davanti alla TV, e chi se ne frega della salute. La natura e la tecnica ci mettono a disposizione delle meraviglie, da usare con buon senso: basta pensare ai turisti britannici che tornano dal mare dopo una giornata di sole: la dose di radiazione assorbita è la stessa per tutti, ma c’è chi la sa gestire e chi finisce al pronto soccorso. Attenzione dunque a coloro che, incapaci di denunciare i veri problemi, con la scusa del bene comune, e in nome dell’igiene pubblica, lavorano sul vuoto di informazione. Se costoro non presentano innovazioni tecniche praticabili, stanno solo cercando la propria visibilità.
*Chimico algherese
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