Maria Grazia Caligaris
18 maggio 2015
L'opinione di Maria Grazia Caligaris
La soppressione delle classi dietro le sbarre lascia sgomenti
La chiusura di un corso scolastico a qualunque livello genera sconcerto e dolore, perché significa ridurre le possibilità di riscatto sociale e di emancipazione culturale. La soppressione delle classi dell’Ipsar di Alghero dietro le sbarre lascia sgomenti, perché viene negato il valore riabilitativo dello studio. Non si possono barattare i numeri con le opportunità di recupero per persone che hanno commesso errori e stanno pagando il loro debito con la società.
Appare davvero singolare che un’istituzione il cui compito precipuo è quello di diffondere la cultura e rafforzare le competenze possa richiedere a un Istituto Penitenziario di garantire un numero minimo di studenti per mantenere un corso professionale statale. A meno che non si voglia indurre le persone a commettere reati per accedere alla formazione, sarebbe più opportuno considerare il significato che l’impegno individuale assume nelle scelte delle persone private della libertà. L’Ufficio Scolastico Regionale, anziché affidarsi a meri calcoli ragionieristici, dovrebbe privilegiare l’importanza della scuola per restituire dignità a quanti vivono consapevolmente la detenzione e aspirano a migliorare le condizioni di vita proprie e dei loro familiari.
Conseguire un diploma professionale e/o una laurea per un detenuto ha un significato particolarmente elevato e lo rafforza nell’azione riabilitativa. Cancellare questa opportunità significa far perdere le speranza a quanti attribuiscono alla conoscenza e al rapporto con i docenti un valore risocializzante. Prima di assumere una decisione così dolorosa sarebbe quindi opportuno non solo considerare i risultati conseguiti negli anni precedenti dagli studenti ristretti e dai loro insegnanti ma riferirsi anche al ruolo riabilitativo e sociale del corso scolastico. Sarebbe inoltre il caso di affrontare la questione coinvolgendo l’assessorato regionale dell’Istruzione nonché gli amministratori locali. La cittadina catalana che vanta una particolare sensibilità verso la cultura non può accettare passivamente che venga cancellata una così importante esperienza di civiltà.
* presidente associazione Socialismo Diritti Riforme
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