Pierpaola Pisanu
11 settembre 2006
La ciutat chiusa dal Bastione dello Sperone
La muraglia emersa dallo scavo di Piazza Sulis, straordinariamente ben conservata, restituisce il senso dei confini dell´antico borgo algherese. Per l´archeologo Marco Milanese il ritrovamento è di grande importanza

ALGHERO - Il cinquecentesco Bastione dello Sperone, dopo oltre un secolo di buio, non sarà riconsegnato all’oblio o peggio ancora alle ruspe, per fare posto al cammino dell’urbanizzazione. Sarà l’opera moderna a mettersi da parte e ad adattarsi al passato che ritorna. Con lo stanziamento di 184 mila euro, sarà salvato quel frammento di fortificazione e rimarrà alla pubblica evidenza un’importante testimonianza del passato algherese, seppellito sotto una coltre di terra verso la fine dell’Ottocento e riemerso durante lo scavo per la sistemazione di un vascone di raccolta delle acque piovane, in Piazza Sulis. Marco Milanese, ordinario di Archeologia dell’Università di Sassari, plaude alla scelta di salvare quella porzione di muraglia, «una decisione saggia, - ha commentato - in controtendenza con quanto più spesso avviene da altre parti dove le scoperte archeologiche in città, sono considerate pericolose insidie ai progetti di sviluppo e che conferma l’attenzione riservata dall’amministrazione locale alla gestione del proprio patrimonio storico-archeologico, anche grazie ad una ormai collaudata ed efficace collaborazione con Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro ed Università di Sassari». Secondo l’archeologo, la conservazione a vista di almeno una parte della struttura del bastione, in quel punto adibito a parcheggi, attività commerciali e palazzoni, contribuirà a far uscire un segmento della città odierna dal suo attuale stato di modesto anonimato: «Restituirà all’area con grande forza la dimensione del tempo storico ed alla città intera il senso del suo perimetro e “limite” urbano, quel limite sempre così chiaro nel fronte a mare, ma svanito in gran parte e poco percepito nel lato di terra, a causa delle sistematiche demolizioni ottocentesche, che dalle loro macerie oggi ci hanno restituito il bastione dello Sperone». Un ritrovamento che l’archeologo considera quasi una forma di risarcimento per quelle dissennate distruzioni che cancellarono tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, gran parte delle fortificazioni che proteggevano il borgo dal versante terrestre. L’analisi della muraglia, riemersa in superficie in buono stato, potrebbe riservare interessanti e nuove chiavi di lettura della storia di Alghero. E’ stato inoltre scoperto uno degli angoli del bastione, in corrispondenza del quale è presente una muratura semicircolare, riferibile ad una torretta o garitta di guardia. «Il bastione dello Sperone venne costruito negli anni 1563 – 1572 – ha spiegato Milanese - e si inserisce in una fase particolarmente complessa dei lavori di adeguamento delle difese di Alghero, voluti dalla Corona di Spagna nel XVI secolo ed in particolare da Carlo V, che nel 1552 incaricò l’ingegnere militare Rocco Capellino, originario di Cremona; successivamente rimosso dall’incarico nel 1561, continuò ad operare, sotto la direzione di Jacopo Palearo Fratino». La scoperta riveste particolare importanza perché la fortificazione, conservata per un’altezza di sette metri, non venne distrutta come nel caso del bastione di Montalbano, nei pressi del mercato civico e del Bastione della Maddalena, per recuperare i blocchi di pietra calcarea. Qui anziché demolire, si decise di interrare l’area per rialzare sensibilmente, in quel punto, la quota della città.
nella foto parte del Bastione dello Sperone riemerso in Piazza Sulis
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