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S.I. 19 agosto 2015
A Sassari le Piazze che Danzano
Prenderà il via il 20 agosto la settima edizione della rassegna Le Piazze che Danzano – Corpi in Movimento, che tra agosto e settembre proporrà a Sassari cinque appuntamenti con compagnie sarde e nazionali di rinomato valore
A Sassari le <i>Piazze che Danzano</i>

SASSARI - Prenderà il via il 20 agosto la settima edizione della rassegna Le Piazze che Danzano – Corpi in Movimento, che tra agosto e settembre proporrà a Sassari cinque appuntamenti con compagnie sarde e nazionali di rinomato valore. La manifestazione è organizzata dall’associazione Danza Eventi in collaborazione con Danza Estemporada e il contributo dell’assessorato alla Cultura del Comune di Sassari, della Regione Sardegna e del Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo. L’evento, tra i più importanti di Sassari Estate 2015, tradizionale contenitore estivo promosso dall' Assessorato Comunale, unirà con un ponte ideale il centro storico alla periferia da piazza Duomo e piazza Santa Caterina a piazza Aldo Moro.

L'inaugurazione è prevista giovedì 20 agosto alle 21 in piazza Duomo con lo spettacolo “Come lame di luce” dell’Asmed/Compagnia Balletto di Sardegna per la coreografia di Matteo Corso e la direzione artistica di Massimiliano Leoni. Lo spettacolo trae spunto da “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” opera di Monteverdi su versi della “Gerusalemme Liberata” del Tasso. Monteverdi prende uno dei frammenti più emozionanti e potenti dell’opera del Tasso e compie un’operazione di straordinaria importanza nel campo del teatro musicale. Tancredi e Clorinda: lui cristiano, lei musulmana, lui innamorato di lei, lei assolutamente dedita alla causa dei suoi, lui uomo, lei donna. Entrambi fortissimi, entrambi esseri umani, nascosti dall’armatura e dall’elmo. E qui c’è tutta la genialità del Tasso: i due si combattono perché non si riconoscono. L’armatura è strumento di difesa ma anche di chiusura e occultamento. Come sentimento ed emozione lo spettacolo parte da questo duello per crearne un altro. La messa in scena è una lente di ingrandimento sul combattimento in quanto tale, sull’impossibilità dell’uomo di andare oltre l’annullamento dell’altro e di se stesso.

In un teatro, forse girone infernale degli artisti, un gruppo di marionettisti è costretto a mettere in scena sempre lo stesso spettacolo “Il combattimento di Tancredi e Clorinda”, la straordinaria opera di Monteverdi. Ma se lo spettacolo è sempre lo stesso, sono i ruoli che di volta in volta cambiano. È questa l’unica variante che, se in apparenza sembra dare un minimo di respiro ai condannati alternandone le pene, in realtà è solo un’ulteriore perfidia che aggiunge dolore al dolore. Infatti, il combattimento delle marionette, come una peste, un contagio, si propaga agli stessi marionettisti in una totale confusione dei ruoli. Il combattimento non è quindi solo tra le marionette di Tancredi e Clorinda, ma tra tutti i condannati allo stesso modo. Un “tutti contro tutti” con momenti di stasi inutilmente riflessiva. Uno scontro violentissimo che porterà a una conclusione estrema. Un inferno molto simile al nostro quotidiano che ci riporta alle parole conclusive di Calvino nelle sue città invisibili: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme ...”.



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