Enrico Muttoni
18 agosto 2015
L'opinione di Enrico Muttoni
Depuratore e vasche, polemica all´ultimo metro cubo
Non voglio entrare minimamente nelle questioni politiche esistenti tra Giancarlo Spirito e Pasqualina Bardino, ma mi preme entrare in merito a ad alcune osservazioni tecniche, che sottolineerò d’ora in poi ogni volta che me ne sarà data l’opportunità. La dottoressa Bardino cade volentieri nell’equivoco di considerare gli impianti di trattamento reflui come entità separate, mentre in realtà si tratta di una sola. Per due motivi: che la prima lavorazione dei liquami (la grigliatura, fase importantissima) avviene al Mariotti, e che per questa ragione questa installazione non può essere chiusa.
Questo significa che, per funzionare regolarmente, le due sezioni , Mariotti e San Marco dovrebbero avere le stesse portate. Al contrario, il Mariotti poteva sopportare il carico di 110000 abitanti equivalenti, mentre a San Marco la potenzialità è di 70000. Se quest’ultima fosse stata dichiarata superiore, sarebbe stata necessaria la V.I.A., procedura accuratamente evitata. La conseguenza è stata quella di utilizzare le vasche di prima pioggia (sì, dottoressa Bardino, senza virgolette) come deposito di liquami : la dichiarazione della dott. Bardino è la prima conferma che ciò è avvenuto per scelta, realizzando la commistione tra acque bianche e nere.
Ora c’è da considerare che la regolarità con cui la gente va di corpo è notevole, facendo sì che il progettista, una volta deciso il numero di abitanti da servire, le fluttuazioni stagionali, e quant’altro, dimensioni l’impianto per un funzionamento continuo e regolare nelle variazioni previste. In nessun luogo al mondo, pertanto, si conservano liquami in attesa di lavorazione. E il dimensionamento dell’impianto di trattamento non si fa contando le aziende o le strutture ad esso connesse, ma solo sulla base degli abitanti equivalenti: Il viaggiatore, infatti, si serve dei wc dell’aeroporto e del suo alloggio in città, ma conta per uno, non per due. Chi va a lavorare in zona industriale, idem. Ho purtroppo la sensazione che si stia accendendo una polemica all’ultimo metro cubo: vorrei ricordare a chi si diletta con la fisica che i conti vanno fatti con le cifre assolute e con quelle relative: voglio dire che tra 20000 e 22000 metri cubi c’è sì una differenza di 2000 mc, ma che è solo del 10% (cosa che ad un impianto ben progettato non dovrebbe preoccupare).
Ma poiché la fantaidraulica è una disciplina che appassionerà nel prossimo futuro molti algheresi, vorrei ricordare che la spesa energetica per spostare una massa liquida tra due punti alla stessa quota o in salita è sempre la stessa, indipendente dal percorso. Il sollevamento a Monte Agnese, dunque, non costituisce alcun risparmio, ma un costo certo. Quanto al fatto che il depuratore funzioni a norma, solo chi vuole confondere le idee lo nega. E’ (ma lo devo ancora ripetere) il punto di scarico che fa danno.
Riassumendo: 1) C’erano i milioni da spendere. 2) d’improvviso il Mariotti è diventato obsoleto. 3) E’ stata decisa la costruzione di nuove vasche a San Marco.4) per evitare la V.I.A si è dimensionata la parte terminale dell’impianto riducendone la portata complessiva. 5) data la strozzatura i liquami sono diventati eccedenti, e sperando di avere fortuna, qualcuno ha usato le vasche di prima pioggia come serbatoi, confidando nella contemporanea siccità e stitichezza degli algheresi. 6) 30000, 22000, 20000 mc/giorno che siano, Alghero si trova con la marea gialla, i colibatteri a S. Giovanni, e una bolletta elettrica da paura. Meno male, però, che nelle varie sedi, tutti sono sempre stati sicuri della eccezionalità tecnica, e del luminoso futuro, di questa iniziativa: e c’è sempre il rischio che quest’incubo non abbia più fine.
*Chimico
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