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Giuseppe Marceddu 8 ottobre 2015
L'opinione di Giuseppe Marceddu
La voce della satira: Il Pd e la sconfitta di misura
La voce della satira: Il Pd e la sconfitta di misura

Le liste sono chiuse, le alleanze fatte. La coalizione di centro-sinistra è pronta per la battaglia elettorale e Big Luciano per riprendersi lo scettro del comando cittadino. E’ stato un lavoro duro dove il programma di rilancio ha saldato le forze dell’alleanza e serrato le file nel Pd. Il segretario Pinossy Cow l’ha preparato con meticolosità e puntigliosa precisione. L’alleanza con Lista Civica – Proposizione prevede un assessorato minore in cambio del patto coalittivo, quella col Centro Democratico un assessorato strategico, quella con Sel la presidenza dell’ Esza (Ente per lo Sviluppo dello Zarretto Arrosto) e quella col Partito dei Sardi 60 chili di salsiccione e 40 di fettine di cavallo. Per quanto riguarda la scelta dei candidati al Consiglio comunale il lavoro programmatico è stato più articolato.

Fra gli aspiranti consiglieri abbiamo Giuseppina Mitocca, sostenuta dallo zio Francesco Vipenseu, leader della corrente Bersanziana regionale, che vanta un credito con la sezione portotorrese per aver sponsorizzato la ditta “Tesserato Costruzioni srl” di Luigi Dallammè nell’appalto dei lavori di manutenzione straordinaria del marciapiede di via Lemani Chequestemio, che fa ad angolo con Piazza Manonquesto, nel pieno centro urbano di Tramatza Tinivaria. Maria Parenteddu, cugina di Salvatore Semmunbè, nipote di Graziano Unpogguatutti, cognato di Pietro Arràstane, fratello di Filippo Arràstane, marito di Luisa Magnadibbiù, nipote di Massimo Lucro, ex sottosegretario nel Ministero delle Attività Agricole nella VII legislatura. Gavino Robbadijenti, che ha conseguito la licenza elementare dopo ventuno anni di corso serale, sposato con Concetta, padre di quattordici figli, ultimo di ventisette fratelli, figlio di Pasqualino Robbadijenti, primogenito fra trentuno sorelle e diciassette fratelli; Maria Parenteddu conta sul voto dei parenti stretti che in tutto costituiscono un sesto dell’intera popolazione cittadina.

Tonino Incozzi, laureato in giurisprudenza, figlio di Daminano Incozzi, dipendente provinciale che ha vinto il concorso come geometra quando ancora frequentava la terza all’istituto Devilla; l’ Incozzi aspira ad un posto nell’ Erc (Ente per Raccomandati Cronici), presieduto dal Pd Simone Maninpasta. E’ la notte del 31 maggio 2015, nella sezione del Pd di Porto Torres i leader attendono i risultati del primo turno. I sondaggi li danno in vantaggio sulla coalizione guidata da Costantino III di Ligapoli. I parziali cominciano ad arrivare e con essi la sorpresa: il Movimento 5 Stelle è il partito più votato ed è secondo dietro la coalizione di Big Luciano.

Lo spoglio definitivo non cambia la situazione, il centro sinistra andrà al ballottaggio con il movimento grillino. Pinossy sfoglia la lista dei penta stellati e legge il nome del candidato sindaco per la prima volta: Sean Cristiano a Ruote. Si rivolge a Big Luciano «Ma chi cazzo è?» Lucianone lo guarda mentre una goccia di sudore cola dalla fronte sul viso pallido. «Non ne ho idea.» «Sei preoccupato?» chiede Pinossy? «Avrei preferito Costantino III” risponde Big Luciano fissando il pavimento.» «Ma no!» prova a tranquillizzarlo il segretario e si lancia nell’analisi della previsione di voto del ballottaggio. «Gli elettori di Costantino III votano noi perché Costantino III è sempre stato uno del Pd; storicamente di sinistra sono anche gli elettori del Psd'Az della lista di Costantino III, abbiamo condiviso con loro battaglie politiche da sempre, le percentuali raggiunte dal partito sardo alle regionali del 1984 e 1989 erano migrazioni dei nostri elettori; gli elettori di Re ex Onorevole Massimo sono con noi per i rimpasti e gli impiastri che abbiamo fatto nella nostra lunga storia politica col suo capo supremo Enrico XIV di Perette sul Mincio. Abbiamo la vittoria in pugno!» «Sarà…» mormora poco convinto Lucianone.

E’ la sera del dieci giugno, il giorno del Di-Day, Alessandro Di Ballista è sul palco ad aizzare la folla insieme a Sean e all’intero schieramento dei luminari candidati del M5S. La piazza è stracolma, il coro «Onestà, Onestà, Onestà» si alza a gran voce. Nella massa, fra gli urlanti, si contraddistinguono Ponirabrimma, assiduo frequentatore di San Sebastiano, ora di Bancali, specializzato in appropriazione indebita di autovetture di terzi; tutta la famiglia di Lestrhupiggiendi, avvezzi nel riempire i carrelli del market di prodotti trasparenti al laser del lettore del codice a barre; Franco Serratura coi suoi due figli apprendisti, professionisti nei traslochi non autorizzati. E ancora Gigi Nonnipagu, Amilcare Unicozero e Silverio Redditometro, sconosciuti al fisco ma giusto per timidezza, Tarcisio Pensamè, Maurizio Tivoto, Simone Inchelista che hanno posseduto più tessere di partito che gettoni dell’autoscontro e Grazia Linguetti, Paolo Slurpata, Filippo Papilla che nella loro vita hanno leccato più culi che gelati. E sono tanti. Una folla enorme.

Lucianone, chiuso nella sua sede elettorale a poche decine di metri dalla piazza, sente il vociare della moltitudine. Chiede al suo luogotenente, aspirante consigliere, Federico Mimandamiozio di raggiungere la piazza e tornare per un rapporto. Federico arriva nella piazza proprio mentre Di Ballista prende la parola. «Onestà, onestà, onestà!» Il grido si fa ancora più forte e coinvolge l’aspirante consigliere Pd che si unisce al coro con veemente partecipazione. Poi si ridesta «che cazzo sto facendo?» Gli squilla il telefonino, è Big Luciano. «Beh?» chiede l’ex sindaco. «Sono tanti, tantissimi, nella piazza non c’è posto neanche per uno spillo!» Lucianone si rabbuia. «Contali!» ordina Big Luciano. «Contali?» chiede Federico pensando che il capo sia impazzito. «Si, contali, uno per uno.» Un’ora e mezzo dopo Lucianone risponde al telefono. «Quindi?» «5.182.» «Cazzo!» “Si ma ho riconosciuto due amici, sono di Sassari. 5.180.»

Il candidato Pd alla poltrona di primo cittadino lascia la sede e s’avvia verso la piazza. In incognito, con baffi finti e panama in testa, raggiunge il primo albero dello slargo davanti al municipio. Si appiattisce dietro il fusto ma nonostante lo sforzo 29/30 di Big Luciano sconfinano dal profilo del tronco. «Lucianone, anche tu qui?» chiede un conoscente riconoscendo l’ex sindaco. «No, è che ieri ho perso le chiavi proprio qui vicino e le sto cercando.» Il tizio accenna una battuta, poi con un espressione perplessa si allontana e Big Luciano prende la strada per casa. Lungo il marciapiedi si ferma ad ascoltare le ultime parole di Di Ballista amplificate dai diffusori e dal rettangolo di case che chiude la piazza e che fanno da cassa di risonanza. Due lacrime fanno capolino agli angoli degl’ occhi.

Domenica 14 giugno, il giorno della verità. Il pranzo di Lucianone è condizionato dall’ansia che gli stringe lo stomaco, riesce a buttar giù solo un antipasto di prosciutto (3 etti) e melone (due interi), una porzione minima di ravioli al formaggio (400 gr.), appena 4 bistecche di manzo con solo 300 gr. di patatine fritte, un’anguria e un budino al cioccolato prodotto con lo stampo dell’insalatiera. Il segretario Pinossy invece è più tranquillo, anzi è proprio sereno, i conti a lui tornano e la vittoria non può sfuggire. Per pranzo ha arrostito il porcetto regalatogli da Bobore Porcu per la candidatura del figlio Rinaldo; Bobore, allevatore nella Nurra, zio di Gaetano Furto ex consigliere regionale, indagato per concussione, corruzione, appropriazione indebita, abuso in atti d’ufficio e in attesa di giudizio. Svuotato dalle interiora il porcetto, ripieno di lasagne al forno, è stato divorato dal segretario nel tempo record di 14 minuti primi, 27 secondi e 386 millesimi. Un bravo politico Pd sa cosa significa mangiare.

Alla chiusura dei seggi il Pinossy e Lucianone si aggiornano dai galoppini mandati nelle sezioni per seguire lo spoglio. «Come andiamo?» chiede il segretario. «Metto in viva voce» risponde il galoppino. «Sean, Sean, Sean, Big Luciano, Sean, Sean, Big Luciano, Sean, Sean, Sean, Sean..E’ la stessa musica da mezz’ora» aggiunge il galoppino. Il segretario chiama un altro collaboratore. «148 a 39 per Sean, finora.» Lucianone incrocia le braccia e seduto nella sedia in fondo alla stanza dà inizio a un dondolio del busto come un ebreo davanti al Muro del Pianto. Due ore dopo il risultato è definitivo, Sean è sindaco col 73% dei voti totali. Il segretario si avvicina a Big Luciano che intanto ha fermato il suo moto paranoico. «E’solo un voto di protesta contro il sistema, non certo contro il Pd. Il voto del primo turno dice che, aggiungendo i nostri voti a quelli della lista di Costantino III, ci dividono dai grillini appena 3 punti in percentuale. Fidati, è stata una sconfitta di misura». Lucianone guarda per un attimo il suo segretario negli occhi, poi si alza e lascia la sede elettorale senza dire una parola.


* libero professionista



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