Franco Cuccureddu
2 novembre 2015
L'opinione di Franco Cuccureddu
Città metropolitane e arrampicate sugli specchi
La città metropolitana di Torino comprende 315 comuni, molti rurali, alcuni con meno di 20 abitanti, molti comuni montani con note stazioni sciistiche, nei territori di questi comuni metropolitani si produce il nebbiolo ed il barolo, le aree urbanizzate rappresentano una minima percentuale rispetto a quelle libere dal cemento, lo stesso discorso si puó fare per la città metropolitana di Roma, all'interno della quale vi è la zona dei Castelli, dei famosi vini e della porchetta di Ariccia. L'area metropolitana di Palermo è nota per la produzione di limoni ed agrumi vari.
Della città metropolitana di Messina fanno parte Taormina da un lato e l'arcipelago delle Eolie dall'altro, entrambi luoghi non certo conosciuti per la loro densità abitativa. Eego se i criteri di Erriu (originali ed al contempo stravaganti), che non trovano fondamento in alcun atto normativo nazionale o comunitario, dovessero essere applicati in Italia, non avremmo alcuna delle attuali Città metropolitane istituite dalla legge Delrio (L. 56/2014). Nè Roma, nè Milano ne Torino o Venezia o Palermo avrebbero infatti le caratteristiche teorizzate dall'odierno intervento dell'assessore Erriu sulla densità demografica.
Ogni legislatore legifera sulla base della propria realtà: la città del Lussemburgo, con i suoi 100mila abitanti è città metropolitana perchè nel contesto del Granducato svolge quelle funzioni. In Sicilia (poichè sedi universitarie e di servizi di qualità) sono satte individuate tre città metropolitane: Palermo, Catania e Messina. La Sardegna è la seconda regione più estesa d'Italia ed è quella con la minor densità, caratterizzata peraltro da due poli urbani. Come si fa ad inventarsi criteri basati proprio sulla denistà abitativa in Sardegna (per inciso la città metropolitana di Reggio Calabria ha una densità di 174 abitanti per Km quadrato, mentre il comune di Sassari, uno dei più vasti d'Italia, ha una densità di 228).
Ed allora senza ipocrisie, perchè non dire che si tratta di una pura e semplice scelta politica tendente a dare a Cagliari la possibilità di attrarre risorse e dotarsi di strumenti, servizi ed infrastrutture per competere a livello nazionale e comunitario, mentre al resto del terriotiro si daranno dei contentini. I comuni e i cittadini del nord Sardegna (ma credo anche quelli del resto dell'Isola) non vogliono compensazioni o contentini, vogliono avere semplicemente gli stessi diritti e le stesse opportunità dei comuni del Cagliaritano.
*Sindaco di Castelsardo
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