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Red 12 dicembre 2016
Domenico Lovisato, dalla Sardegna alla Terra del Fuoco
In occasione del centenario della morte di Lovisato, il Museo scientifico dell’Università di Sassari, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio, con l’Università di Cagliari ed il Club Alpino Italiano, ha promosso una manifestazione in programma domani
Domenico Lovisato, dalla Sardegna alla Terra del Fuoco

SASSARI - In occasione del centenario della morte di Domenico Lovisato, il Museo scientifico dell’Università degli Studi di Sassari, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio, con l’Università di Cagliari e il Club Alpino Italiano, ha promosso una manifestazione dal titolo: “Domenico Lovisato (1842-1916), un professore universitario di mineralogia dalla Sardegna alla Terra del Fuoco”, che si svolgerà a Sassari domani, martedì 13 dicembre, alle ore 17, nel Polo naturalistico di Piandanna 4. Dopo i saluti del rettore, prenderanno la parola Stefania Bagella (Muniss), “Domenico Lovisato a Sassari”; Gianluigi Pillola (Università di Cagliari), “I geo-musei dell’Università di Cagliari: dal gabinetto delle curiosità ad oggi”; Giacomo Oggiano (Università di Sassari), “Lovisato e le dispute della geologia positivista”; Giancarlo Nonnoi (Università di Cagliari), “Dalla Nurra alla Terra del Fuoco e ritorno”. Presiederà il direttore del DipNeT Roberto Furesi.

Lovisato nacque a Isola d’Istria nel 1842. Fin dalla prima giovinezza, aveva aderito al movimento patriottico per la liberazione dall’Austria delle terre irredente. Partecipò come volontario in Trentino alla terza guerra d’indipendenza e strinse una profonda e duratura amicizia con Garibaldi. Si laureò in matematica a Padova nel 1867 ed iniziò ad insegnare nelle scuole secondarie: fra le sue prime sedi fu il Liceo Ginnasio Azuni di Sassari. Nel 1879, ritornò a Sassari come vincitore del concorso per straordinario di Mineralogia, nell’“isola bella” che sarebbe diventata la sua seconda patria. Impiantò un primo Gabinetto geomineralogico universitario, che doveva raccogliere i frutti delle sue esplorazioni nel territorio. Fondò una delle prime sezioni del Club Alpino Italiano, cui aderirono oltre centocinquanta soci e che aveva tra le sue finalità la costruzione sul Gennargentu di una Casa-rifugio dedicata a Lamarmora. A Sassari, si schierò con i progressisti, prendendo parte a varie manifestazioni garibaldine e democratiche, ed animando dalle colonne de La Nuova Sardegna un appassionato dibattito a difesa dell’irredentista Guglielmo Oberdan.

A rafforzare la sua fama contribuì l’avventurosa spedizione guidata da Giacomo Bove, nel 1881-82, in Patagonia e Terra del Fuoco, dove Lovisato ebbe un ruolo fondamentale e raccolse numerosissimi dati geologici, geo-morfologici, botanici, paleontologici. Per l’importanza delle sue scoperte ricevette insistenti proposte da parte del governo di Buenos Aires, affinché continuasse a lavorare in Argentina. Nel 1884, vinse il concorso per ordinario all’Università di Cagliari: in questa sede, avrebbe svolto per trentadue anni l’arco della sua carriera. Tra le montagne, amò il Gennargentu, di cui raggiunse le zone meno accessibili e di cui rideterminò l’altezza, in collaborazione con il fisico sassarese Giovanni Guglielmo. Prese iniziative ufficiali per cercare di ostacolarne il disboscamento selvaggio, un tratto di sensibilità moderna che emerge anche in altre circostanze, ad esempio nel biasimo manifestato per la demolizione del castello di Sassari. Campo privilegiato delle sue esplorazioni fu anche l’Arcipelago Maddalenino, dove scoprì tra l’altro la tormalina ed il granato e studiò il granito di Cala Francese. A Caprera, si recava usualmente per studio e per incontrarvi l’amico Garibaldi. La vivace originalità di pensiero lo portò a proporre, nel 1874, una teoria anticipatrice di quella di Wegener sulla deriva dei continenti. Morì a Cagliari il 23 febbraio 1916. Volle che sulla sua tomba nel cimitero di Bonaria fosse posto un masso di granito di Caprera.

Nella foto: Domenico Lovisato
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