Red
30 giugno 2017
Don Milani rivive ad Alghero: le date
La città celebra i cinquant´anni dalla morte di Don Lorenzo Milani, dedicando tre giornate alla figura del maestro, insegnante, scrittore ed educatore italiano, da sempre impegnato ed attento all´insegnamento scolare, all´uguaglianza fra gli uomini ed all´importanza della lingua e della cultura nell´educazione sociale

ALGHERO - Alghero celebra i cinquant'anni dalla morte di Don Lorenzo Milani, dedicando tre giornate alla figura del maestro, insegnante, scrittore ed educatore italiano, da sempre impegnato ed attento all'insegnamento scolare, all'uguaglianza fra gli uomini ed all'importanza della lingua e della cultura nell'educazione sociale. Da domenica 2 a martedì 4 luglio, con il contributo dell'Associazione Analfabelfica e l'Umanitaria, l'Amministrazione comunale, su impulso dell'Assessorato alla Pubblica istruzione e alla cultura, con la Fondazione Meta, presentano un ricco programma, che prevede l'adattamento teatrale dell'opera di Don Milani “L'obbedienza non è più una virtù”, letture di saggi e lettere, e la proiezione del film “Don Milani”, di Ivan Angeli (Italia 1976, 98’), che racconta con spaccati di vita reale la biografia del parroco fiorentino. L'evento s'inserisce all'interno di un più ampio impegno dell'Amministrazione, che da ottobre promuoverà una serie di progetti con le scuole cittadine. Di recente, la Commissione Toponomastica presieduta dal presidente del Consiglio comunale Matteo Tedde ha individuato una piazza da intitolare a Don Lorenzo Milani.
Domenica 2 luglio, alle ore 20, nella Torre di Sulis, l'Associazione Analfabelfica presenterà lo spettacolo “Come maestro. L'obbedienza non è più una virtù (ma la più subdola delle tentazioni)”, adattamento teatrale della “Lettera ai cappellani militari” e della “Lettera ai giudici” di don Lorenzo Milani, a cura di Giancarlo Monticelli e Sergio Chillé, regia di Maurizio Maravigna. Lo spettacolo è una riflessione serrata sulla guerra giusta per parlare dell’arte sottile dell’educazione alla responsabilità, perché chi si dice pacifista si faccia costruttore di pace. 1965: Con i suoi ragazzi della scuola di Barbiana, don Milani replica con una lettera aperta ai cappellani militari toscani che in un comunicato ufficiale hanno definito “vili” gli obiettori di coscienza al servizio militare. Dopo questa presa di posizione, don Milani viene denunciato per apologia di reato (a quel tempo l’obiezione di coscienza non era un diritto riconosciuto dalla legge). Non potendo essere presente al processo per motivi di salute (morirà qualche mese dopo), invia ai giudici un'autodifesa in cui ribadisce le sue posizioni e pone con forza la questione fondamentale della educazione alla responsabilità. Una provocazione che mantiene intatta la sua forza ed attualità. Una domanda diretta ad ognuno di noi, di fronte all’allungarsi delle ombre dell’ennesima “guerra inevitabile”.
Lunedì 3, alle 20, nella Sala Conferenze de Lo Quarter, l'Associazione Analfabelfica presenta “Scuola di Barbiana, Lettera ad una professoressa. Lettura a 5 voci”, a cura di Giancarlo Monticelli. “La Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana” (1967) si presenta come un testo a metà strada tra un racconto di formazione ed un saggio di pedagogia. la Lettera affronta con ricchezza di dati il problema della dispersione scolastica negli Anni Sessanta e quello dell’insufficienza della scuola italiana di fronte alla nuova domanda di cultura dei ceti più deboli, formulando un precisa e durissima accusa di classismo. La Lettera a una professoressa è firmata semplicemente dalla Scuola di Barbiana. Infatti, nella prefazione si precisa che il libro “a prima vista sembra scritto da un ragazzo solo. Invece gli autori siamo otto ragazzi della scuola di Barbiana. Altri nostri compagni che sono a lavorare ci hanno aiutato la domenica”. Il nome di Don Milani non compare neppure nel frontespizio, ma solo come un personaggio del racconto di formazione, il Priore, cioè il buon maestro. E il Priore si nasconde, perché sa di non essere un figlio del popolo, ma, come Pierino del dottore, il figlio di una cultura borghese e classista. A seguire, la Società Umanitaria Alghero proporrà la proiezione dell’intervista a Pasolini su Lettera ad una professoressa.
Martedì 4, alle ore 20, nella Sala Conferenze de Lo Quarter, la Società Umanitaria di Alghero presenta “Don Milani”, di Ivan Angeli (Italia 1976, 98’). Proiezione del bellissimo e rarissimo film che ancora risente delle influenze del neorealismo. Soggetto I.Angeli, Bruno Paolinelli; sceneggiatura I.Angeli, B.Paolinelli, Pier Paolo Capponi; fotografia Roberto D'Ettorre Piazzolli; musica Alessandro Alessandroni; montaggio Vincenzo Verdecchi; interpreti Edoardo Torricella, Claudio Gora, Marina Berti, Renato Pinciroli, Mariangela Giordano, Winni Riva; produzione: Saba Cinematografica. «Nel 1976 uscirono ben due film su Don Milani, il parroco di Barbiana spentosi nel 1967. Questa è la biografia migliore, se non altro perché il regista è tornato sui luoghi dell'azione e ha ripreso le colline toscane con apprezzabile gusto figurativo» (Farinotti).
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