Red
4 ottobre 2017
Sprar a Sassari: 31 richiedenti asilo
Lunedì sera, nel salone parrocchiale di sant´Orsola si è tenuto un incontro pubblico organizzato dall´Amministrazione comunale per spiegare alla cittadinanza cosa sia lo Sprar il sistema di protezione per richiedenti asilo, grazia al quale Sassari potrà accogliere ed aiutare trentuno persone che fuggono da guerra e persecuzione

SASSARI - «Non siamo sardi, italiani o africani. Siamo tutti cittadini del mondo». Il salone parrocchiale di sant'Orsola, dove non c'erano neanche più posti in piedi, ha risposto con un applauso alla frase di Max, ragazzo del Mali da tre anni in Sardegna, studente e mediatore culturale, inserito in un progetto Sprar del Gruppo umana solidarietà. All'incontro, organizzato lunedì dall'Amministrazione comunale per spiegare alla cittadinanza il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, hanno partecipato in tanti, abitanti del quartiere e non. È stato un momento di dialogo dove il sindaco Nicola Sanna, il prefetto Giuseppe Marani, l'assessore comunale alle Politiche sociali Monica Spanedda e la coordinatrice regionale dei progetti Sprar Gus Sardegna Katia Luciani hanno spiegato in cosa consista il percorso studiato per i trentuno ragazzi che saranno ospitati in città, in piccoli gruppi sistemati in appartamenti che favoriscano l'inserimento sociale.
Il Comune si è aggiudicato 450mila euro annui del Ministero dell'Interno per l'accoglienza dei richiedenti asilo. «Fondi che permetteranno di creare un'impresa solida e sana, fatta di giovani che si sono formati nelle nostre università, come mediatori culturali, educatori e tante altre professionalità – ha spiegato Spanedda - Desideriamo che questi giovani che sono arrivati nella nostra città fuggendo da guerra e persecuzione possano diventare nostri concittadini ed essere inseriti nella nostra società. Affrontare la situazione come stiamo facendo fa la differenza tra essere proni rispetto ai problemi e saperli gestire, trovando la soluzione migliore per noi e per loro». Il Gus, che già opera in tutta Italia e in Sardegna è attivo a Cagliari, Alghero, Capoterra, Porto Torres, Uta e Villassimius, collaborerà con il Comune di Sassari nel nuovo progetto Sprar. Nell’ottica di un’accoglienza diffusa, sono stati siglati cinque contratti di locazione con privati che hanno messo a disposizione le proprie case. Gli appartamenti sono in diversi quartieri di Sassari dove «organizzeremo incontri con la cittadinanza per spiegare il nostro progetto prima che questo parta», ha sottolineato Luciani.
I 31 beneficiari avranno percorsi personalizzati, con corsi di italiano e formativi e successiva attivazione di un tirocinio o contratto in aziende locali. I ragazzi saranno informati sui servizi offerti dal territorio e saranno inseriti come volontari nel mondo dell'associazionismo locale, sarà facilitato lo scambio culturale tra giovani con visite negli istituti scolastici ed università durante i quali racconteranno la loro esperienza. Spazio anche alla cultura, con gite nei più importanti siti archeologici e storici dell'Isola e con la partecipazione a eventi che raccontano la tradizione della Sardegna. Infine saranno organizzati laboratori di teatro, cinema, musica, informatica, manualità ed attività sportive dove ragazzi di tutte le età, senza distinzione di origine, si conosceranno, confronteranno e legheranno in rapporti umani e di amicizia.
«Sassari è la città dell'accoglienza – ha commentato Sanna - dove non attecchirà mai quel clima intimidatorio che tanto piace a certi gruppi politici di estrema destra. Abbiamo avuto la prova anche oggi: qui a sant'Orsola abbiamo avuto un dialogo con la cittadinanza, dove sono emersi momenti di grande umanità e sensibilità verso chi ha bisogno del nostro aiuto - E ha concluso - Lo Sprar permetterà di aiutare persone in difficoltà e allo stesso tempo di creare indotto nella città, innestando sul territorio un ritorno economico». «Stiamo cercando un'accoglienza umanamente sostenibile – ha aggiunto Marani - non solo per chi arriva in città fuggendo dalla guerra, ma anche per le realtà locali. Da quando sono arrivato a Sassari, ho già effettuato numerose verifiche nei centri di accoglienza, perché tutto sia sotto controllo e gestibile».
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