Red
11 marzo 2020
Autocertificazione: trasportatori non ci stanno
«Nessuna autocertificazione per i conducenti alla guida dei tir», dichiarano sottolineando «contraddizioni normative, obbligo di mascherina, chiusura delle aree di servizio autostradali alle 18. Una gimkana fra normative inattuabili e disattenzione delle modalità operative del trasporto e della logistica»

ROMA - «Il conducente che è seduto al posto di guida del suo camion è già nel suo posto di lavoro. Anche solo pensare che debba esibire un documento di autocertificazione risulta a dir poco grottesco e prova di una totale “non conoscenza” della tematiche del trasporto merci e della logistica». Secondo TrasportoUnito, pretendere che il conducente viaggi con l’autocertificazione a portata di mano equivarrebbe a visitare gli uffici pubblici o di aziende private e chiedere a ogni persona, già seduta alla scrivania, di esibire la sua autocertificazione in funzione «del rispetto di un a dir poco confuso decreto sul CoronaVirus. Estremizzando, si potrebbe pretendere la firma di un’autocertificazione per i conducenti nel momento che compiono il tragitto fra casa e il parcheggio o il piazzale dove si trova il mezzo che si apprestano a guidare».
Considerato che l'Ordinanza della Protezione civile, la nota esplicativa del Mit e della Farnesina hanno precisato che il trasporto delle merci è da considerarsi come una “comprovata esigenza lavorativa”, «la conseguenza è quindi che il personale che conduce i mezzi di trasporto, nell'ambito delle attività di guida, consegna o prelievo delle merci, non deve compilare il modulo di autocertificazione in quanto le attività professionali sono già oggetto di registrazione documentale». TrasportoUnito «si assume la responsabilità nei confronti dei suoi associati dell'interpretazione di cui sopra, per ovviare alla confusione e inutile dispendio organizzativo che, anche sotto questo aspetto, si sta ingiustificatamente verificando nella catena logistica del Paese».
«Ciò è confermato nella note esplicative dei Ministeri dei Trasporti ed affari esteri, nelle quali si precisa che “Le merci possono entrare e uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna delle merci”. Del tutto incomprensibili anche le norme che obbligano i conducenti a dotarsi di mascherine (ovviamente introvabili nel modello previsto) quando entrano nei centri di carico e scarico delle merci. E ancora più contraddittoria la norme che impone la chiusura delle aree di servizio su autostrade e strade a grande scorrimento alle 18. Il che significa obbligare i conducenti a non rispettare la norma basilare relativa al suggerimento di lavare le mani e mantenere i più alti livelli di igiene, condannando invece conducenti nell’esercizio del loro lavoro a comportarsi nei modi diametralmente opposti e a utilizzare le piazzole di sosta come “orinatoi a cielo aperto”».
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