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17 ottobre 2020
«Tensione in ospedale, sicurezza a rischio»
E´ la dura presa di posizione di Antonio Monni, Segretario Territoriale Cisl del Sassarese. «Incapacità e improvvisazione complessiva di tutto il sistema»

SASSARI - «Il repentino e significativo aumento degli accessi al pronto soccorso di persone con sintomatologia da covid era più che prevedibile, come sindacato abbiamo più volte sensibilizzato, segnalato ed infine sollecitato la Direzione aziendale affinché l'emergenza fosse governata con collegialità e pieno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, degli RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), ma soprattutto con il prezioso apporto di chi quotidianamente combatte contro il coronavirus. Eppure l'esperienza del "lockdown" della scorsa primavera avrebbe dovuto insegnarci come prepararci a limitare i danni della c.d. "seconda ondata", ma è sotto gli occhi di tutti che la totale assenza di programmazione e per certi versi l'incapacità e l'improvvisazione complessiva di tutto il sistema, non lascia dubbi sul fatto che l'ospedale e la sua capacità di governare i bisogni di salute complessi, è seriamente messo alla prova». E' la dura presa di posizione di Antonio Monni, Segretario Territoriale Cisl.
«Ad oggi la situazione è davvero preoccupante e i numeri non fanno ben sperare ad un dimensionamento del fenomeno, tant'è che al pronto soccorso l'area covid sarebbe "sold out", in altre parole ci sarebbero 7/8 persone in attesa del referto del tampone poiché presentano uno o più sintomi riconducibili al covid. Le unità operative più sensibili ed in difficoltà sono senza dubbio le Malattie infettive e la Pneumologia, rispettivamente con 40 posti letto più 4 PL bis (tot. 44), 20 Pl più 3 PL bis (tot.23). Ma la di là del sovraffollamento, la cosa più grave e che abbiamo denunciato più volte è la carenza di personale, che al di là del sovraffollamento delle degenze, è aggravata dai carichi di lavoro davvero proibitivi, anche a causa della tipologia di dispositivi di protezione che ciascun operatore è tenuto ad indossare. Riconvertire l'unità operativa di Clinica medica come covid, con tutta onestà ci sembra azzardato, anche perché, per citare una criticità, il personale non avrebbe alcuna formazione per la gestione di questa tipologia di pazienti. Potrei continuare con altrettanti esempi, uno fra tutti la difficilissima situazione dei pazienti fragili della Geriatria e Gastroenterologia, dove ci sono stati casi di positività al coronavirus che sono stati prontamente inviati nei reparti dedicati».
«Ma nell'auspicare un cambio di rotta da parte di chi ha responsabilità gestionali e decisionali, approfittiamo dell'occasione per ribadire un concetto, peraltro già manifestato in diverse occasioni ed in tempi non sospetti, che sarebbe quello di ipotizzare una modalità di gestione della difficile situazione su due livelli di responsabilità e decisionali: il primo è il governo dell'ospedale, il secondo il governo dell'epidemia, e non come accade adesso dove ci si occupa di entrambe le cose. Non sarebbe neppure sbagliato recuperare spazi e personale accorpando quelle unità operative che, a causa dell'epidemia, stanno operando a bassi regimi, per cui le Direzioni aziendali devono decidere subito ed in fretta di riorganizzarsi in tal senso, coinvolgendo le rappresentanze delle lavoratrici e lavoratori, sfruttando le preziose professionalità che abbiamo in azienda e che a tutt'oggi non vengono ascoltate, ma se fossero più coinvolte sarebbero in grado di dare un contributo determinante al contenimento ed il diffondersi del contagio» conclude la nota della Cisl.
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