Red
27 marzo 2021
Sardegna ribadisce no alle scorie nucleari
«Abbiamo già versato pesanti tributi alla solidarietà nazionale. Lo Stato rispetti la legge regionale e l’esito del referendum. inviate alla Sogin le motivazioni tecnico scientifiche elaborate dal Comitato sardo», dichiara il governatore dell´Isola Christian Solinas

CAGLIARI - Un “no” definitivo e irrevocabile, supportato da un’ampia documentazione frutto del lavoro del Comitato tecnico scientifico istituito dalla Regione autonoma della Sardegna all’indomani della individuazione di quattordici siti, sui sessantasette indicati complessivamente nel territorio nazionale, per la realizzazione del deposito unico di rifiuti nucleari nell'Isola. Lo ribadisce il presidente della Regione Christian Solinas, dopo l’approvazione in Giunta della delibera contenente le Osservazioni della Regione sulla proposta di “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee”. Alla delibera è allegata la relazione elaborata dai componenti del Comitato. Solinas ricorda che nella proposta del Cnapi risultano interessate quattro aree in Provincia di Oristano e dieci nel Sud Sardegna. Con la pubblicazione della proposta del Cnapi e del relativo avviso pubblico, è stata avviata la procedura per la localizzazione ed è stata aperta la fase di raccolta delle osservazioni sulla base del Documento per la consultazione e dei relativi allegati. La Regione ha accolto le osservazioni provenienti dai vari Assessorati e Direzioni generali, dagli Enti e Agenzie regionali, dalle Amministrazioni comunali e Unioni dei Comuni e da varie associazioni del Terzo settore. «Il Comitato tecnico scientifico – dichiara Solinas – ha agito in un arco di tempo molto ristretto, e ha svolto in maniera encomiabile un lavoro di approfondimento estremamente gravoso, procedendo all'elaborazione di osservazioni riguardanti i trasporti, la radioprotezione, gli insediamenti antropici e gli aspetti paesaggistici e archeologici, geologici, geostrutturali, idrogeologici, le valenze agrarie e naturali del territorio sardo. L'intero territorio regionale appare non idoneo ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, sia per l'aggravio di costi legati al trasporto via mare dei rifiuti stessi, che per i peculiari pericoli per l'ambiente marino e costiero, e per la popolazione, derivanti da potenziali incidenti durante le fasi di trasporto e stoccaggio».
Dalle analisi svolte, sono emersi elementi di natura geologica che confliggono con le risultanze dei documenti Sogin, in quanto tutte le aree individuate nella proposta del Cnapi sono caratterizzate dalla presenza di una falda acquifera superficiale di importanza strategica per il compendio agro-zootecnico, che costituisce la vocazione economica principale del territorio. Il Comitato tecnico scientifico ha valutato che tutte le quattordici aree incluse nella proposta del Cnapi siano inidonee a ospitare il Deposito nazionale. Queste le ragioni scientifiche e tecniche. Non mancano, però, da parte del presidente, quelle di carattere politico e giuridico: «Fin dal primo momento, ho espresso, certo di interpretare anche il volere del popolo sardo che rappresento, la più assoluta contrarietà alla localizzazione del Deposito nazionale in Sardegna, ricordando i sacrifici già imposti alla nostra Isola in nome della solidarietà nazionale. L'inclusione di quattordici aree sarde nella proposta di Cnapi, peraltro, è avvenuta in palese spregio della chiara volontà popolare espressa con il Referendum consultivo svoltosi in Sardegna nelle giornate del 15 e 16 maggio 2011, quando oltre il 97percento del popolo sardo si espresse in modo inequivocabile contro la possibilità di realizzare in Sardegna il Deposito». Prima ancora, nel 2003, il Consiglio regionale, e quindi, mediatamente, ancora una volta, il popolo sardo, si era pronunciato a favore di una legge regionale che vieta il transito e la presenza, anche temporanea, di materiali nucleari non prodotti nel territorio regionale. Numerosi altri atti dell’Assemblea regionale, dell’Anci, della Giunta hanno confermato tale decisione.
«La Sardegna – prosegue il governatore dell'Isola – ha fatto da sempre, generosamente, la sua parte quando si è trattato di supportare la Nazione e di tollerare dei sacrifici in nome del bene comune del Paese. Sia sufficiente ricordare, in quanto dato obiettivo, riscontrabile e manifestamente sproporzionato, che circa il 65percento di tutto il territorio nazionale asservito a scopi militari si trova in Sardegna. La nostra Regione ed il suo popolo sopportano, da soli, più della metà di questo peso, in nome della solidarietà nazionale. Al Deposito nazionale, invece, opponiamo un “no” irrevocabile. Di tale contrarietà occorre tenere debito conto, nell'ambito dell'esercizio discrezionale, ma vincolato a canoni di proporzionalità, ragionevolezza e buon andamento del potere pubblico. E' del tutto evidente che non sarebbe possibile promuovere alcuno sviluppo armonioso ed equo del Paese, né pervenire alla riduzione del divario tra le Regioni se proprio una regione insulare, alla quale il quadro normativo impone di prestare “particolare attenzione”, e che già da sola, sopporta più della metà delle servitù militari dell'intero Paese di cui fa parte, fosse costretta ad ospitare il Deposito nazionale, peraltro contro la volontà democraticamente espressa in più sedi dal proprio popolo».
«Non v'è chi non veda l'irragionevolezza di tale ulteriore e, per fortuna, allo stato solo eventuale, imposizione. In linea con le attuali diffuse tendenze ad una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità, ed anzi molte volte anticipandole, per rilanciare la propria economia la Sardegna ha, da tempo, puntato sulla valorizzazione dell'ambiente e delle proprie valenze agrarie e naturali. Lo ha fatto – ricorda ancora il presidente regionale – tutelando l'integrità delle matrici ambientali in ogni modo possibile, convinta che tale scelta sia la più rispettosa del volere del popolo sardo. Spesso tale scelta è stata ostacolata, o parzialmente privata della sua potenziale efficacia, proprio in ragione dell'asservimento di una larghissima parte del territorio regionale al superiore interesse nazionale. Ho dato mandato alla Direzione generale della Presidenza di trasmettere alla Sogin, secondo le modalità previste per la consultazione pubblica ai sensi dell'art. 27 del D.Lgs. n. 31 /2010, le osservazioni della Regione Autonoma della Sardegna corredate degli allegati tecnico scientifici. La nostra battaglia non è terminata. Porteremo le ragioni della Sardegna al Seminario nazionale cui parteciperanno, oltre ai Ministeri interessati e l'Agenzia internazionale energia atomica, le Regioni, le Province ed i Comuni sul cui territorio ricadono le aree interessate dalla proposta di Cnapi, nonché l'Upi, l'Anci, le associazioni degli industriali delle province interessate, le associazioni sindacali maggiormente rappresentative sul territorio, le università e gli enti di ricerca. Ma la mobilitazione civile, pacifica e democratica deve proseguire, interessando tutte le articolazioni della società sarda in una stagione di unità e di profonda coesione nel nome e per il bene della Sardegna».
Nella foto: il presidente regionale Christian Solinas
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