Luciano Deriu Segretario Legambiente Sardegna
23 marzo 2004
Elettrosmog, rischi fondati per le due antenne di telefonia
Secondo Legambiente il principio di cautela non è stato assolutamente osservato, considerando l’alta densità abitativa della zona investita dai due impianti

Due mastodontiche stazioni di radiobase per la telefonia mobile hanno suscitato in città una vasta protesta di cittadini, alla quale abbiamo aderito con convinzione. Riteniamo infatti che le preoccupazioni siano fondate e la protesta legittima. Oltre il forte impatto ambientale e paesaggistico, le stazioni radiobase per la telefonia mobile di quella portata producono frequenze ben più alte degli impianti di energia elettrica e danno luogo a inquinamento elettromagnetico. L’onda elettromagnetica produce un’alterazione dello stato naturale di una determinata porzione di spazio e ha la proprietà di propagarsi con trasporto di energia a grande distanza; nel nostro caso a non meno di 600m dalla sorgente.
Gli effetti sull’organismo umano sono inversamente proporzionali ai tempi di esposizione e alla distanza della sorgente e sono connessi a una serie di fenomeni detti “meccanismi di interazione”. Si tratta in pratica di corrente indotta all’interno del corpo che può causare alterazioni soprattutto a livello neurovegetativo.
Invece la possibilità di insorgenza di gravi patologie determinate dalle interazione tra i campi elettromagnetici e l’organismo umano non è stata finora sufficientemente chiarita.
Ma a mostrare preoccupazioni per l’onda elettromagnetica, ancor prima dei cittadini di Alghero, sono le normative nazionali ed europee e lo stesso Istituto Superiore della Sanità. Tutti raccomandano nei documenti ufficiali la massima precauzione e cautela con la riduzione dei livelli di esposizione (cioè della distanza dalla sorgente) che devono essere ancora più restrittivi in presenza di spazi dedicati all’infanzia.
Se si considera l’alta densità abitativa della zona investita dai due impianti di Alghero, nonché la presenza di scuole e parchi giochi per l’infanzia, si capisce che il principio di cautela non è stato assolutamente osservato.
È stata invece attuata una scelta che privilegia l’interesse produttivo all’ambiente e alla serenità dei cittadini. L’impatto ambientale di un’opera non si misura solo dalla certezza scientifica di possibili danni materiali, ma anche dall’incidenza sulla percezione collettiva di un territorio. Da ultimo la recente sentenza del Consiglio di Stato N. 1063 del 3.3.2004 (si trova su www. retembiente.it) in Calabria annulla l’autorizzazione comunale per un impianto di telefonia mobile con la esplicita motivazione che “l’interesse produttivo appare in netta prevalenza su quello ambientale”.
Le strade alternative ci sono. La più ovvia è quella di dislocare le antenne su spazi collinari non abitati con gli opportuni amplificatori di segnale che la moderna tecnologia consente. La più avanzata è quella che propone l’Enel con il Progetto Sole: piccole centraline di telefonia mobile a bassa intensità, collocate sui pali della illuminazione cittadina, che spalmano le frequenze su un vasto territorio urbano, annullando di fatto la concentrazione d’intensità e riducendo al minimo i rischi.
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