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Cor 24 maggio 2008
“Progettare un figlio dopo il cancro e la chemioterapia”
Convegno a San Camillo. Dalla malattia all’esperienza della maternità e della paternità
“Progettare un figlio dopo il cancro e la chemioterapia”

SASSARI – E’ stato un convegno ricco di argomenti di interesse scientifico, etico, legale e religioso, ma soprattutto di testimonianze vere di storie vissute in prima persona da chi, la malattia, l’ha scoperta dentro di sé, l’ha affrontata e, «grazie a Dio e all’aiuto degli oncologici», l’ha superata. “Progettare un figlio dopo il cancro e la chemioterapia” si è svolto ieri nella sala convegni del San Camillo, davanti ad una numerosa platea, formata da specialisti del settore, da medici di base e da cittadini interessati all’argomento. E l’ultima sessione moderata da Salvatore Ortu e Vittorio Trova, quella dedicata alle testimonianze dei pazienti che dopo la malattia tumorale sono diventati genitori, era la parte più attesa, anche dagli stessi medici. Tre donne e un uomo hanno raccontato al pubblico le loro storie toccanti, le fasi terribili della malattia, lo sconforto iniziale quindi la voglia di combattere, di tenere duro, di iniziare la terapia e andare avanti sino a superare la malattia. Quindi il desiderio di maternità e di paternità, vissuto da ciascuno in maniera differente, tra ansie, paure e grandi aspettative. Alcuni di loro sono diventati genitori, altri no, ma non ne hanno fatto un dramma e superato anche questo aspetto, «grazie alla crescita interiore, alla maturazione personale», perché la vita forse ha riservato loro qualcos’altro. Ad introdurre i temi del convegno, dopo i saluti del direttore generale dell’Asl, Giovanni Battista Mele, e della presidente della Provincia, Alessandra Giudici, sono stati Antonio Contu, direttore dell’Unità operativa di Oncologia medica dell’ospedale civile sassarese, e Luigi Mannu, responsabile del Centro di prevenzione e diagnosi in ostetricia e ginecologia dell’Asl di Sassari. Nella prima sessione, moderata dagli oncologi Antonio Farris e Carlo Floris, si è parlato dell’incidenza del tumore al seno nelle donne in età fertile. Ad introdurre l’argomento è stata Nina Olmeo, responsabile del day hospital oncologico dell’ospedale sassarese. Delle neoplasie del testicolo, che rappresentano l’uno per cento delle neoplasie maligne nel sesso maschile, ha parlato Tiziana Scotto dell’Oncologia dell’ospedale. A Sassari – è stato detto – secondo il registro tumori, dal 1992 al 2003, si sono registrati 116 casi. L’età maggiormente colpita è quella tra i 15 i e 39 anni. Negli ultimi 20/25 anni, la guaribilità di questa neoplasia è nettamente migliorata e attualmente guarisce il 90-95 per cento dei pazienti. Dei linfomi di Hodgkin (LH) e non Hodgkin (LNH) ha parlato invece Margherita Piras, dell’Oncologia sassarese. Dal registro tumori di Sassari è emerso che dal 1992 al 2003 si sono diagnosticati 1053 linfomi, di questi 860 LNH e 193 LH. Di preservazione della fertilità nella paziente oncologica ha parlato Giampiero Capobianco, della Clinica ginecologica di Viale San Pietro il quale ha anche illustrato le tecniche da utilizzare per preservare la fertilità nelle pazienti prima di sottoporle a terapia antitumorale. Di crioconservazione, come strumento per garantire la coppia, ha parlato Furio Pirozzi-Farina, dell’Andrologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari. A Sassari, da due anni, la crioconservazione è possibile presso la struttura delle cliniche. Di quanto sia complesso decidere di avere un figlio dopo il cancro e la chemioterapia lo ha spiegato Nadia Brusasca, psico-oncologa dell’Asl di Nuoro. Una decisione così complessa da richiedere la presenza di un lavoro sia multidisciplinare , sia interdisciplinare di specialisti. Elena Mazzeo dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, nella sessione moderata da Alessandro Arru e Giorgio Astara, ha affrontato l’argomento della responsabilità del medico e della corretta informazione per il paziente. Maria Bernadetta Aloi, del Businco di Cagliari, ha parlato del ruolo del Counseling, inteso non soltanto come momento di consulenza al paziente affetto da tumore, ma come strumento di informazione e supporto anche nelle scelte del percorso del paziente. Don Gaetano Galia, sacerdote salesiano, ha parlato della difesa della vita e del rispetto della vita dalla nascita alla morte.
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