Luciano Deriu Segretario Legambiente Sardegna
21 aprile 2004
Nella guerra delle antenne interviene Legambiente
La proposta dell´associazione ambientalista è un patto d’intesa concordato tra l’Amministrazione e i comitati cittadini. Operazioni di questo genere, delegate unicamente ai politici, non sono più possibili

Non si sa quali siano le reali minacce per la salute di quelle antenne di telefonia mobile che oppone 5000 e più cittadini firmatari all’Amministrazione Comunale. Non lo si saprà neppure da una commissione tecnica che in questi giorni si sta proponendo per dirimere il brutto pasticcio. Si sa che l’onda elettromagnetica ha la proprietà di propagarsi con trasporto di energia a grande distanza e che produce nello spazio un’alterazione dello stato naturale. Ma la possibilità di insorgenza di patologie determinate dalle interazione tra i campi elettromagnetici e l’organismo umano non è stata finora sufficientemente chiarita a livello internazionale, anche se non è stata esclusa da istituti sanitari accreditati. Ci vorranno anni, ma intanto è assai difficile che possa essere chiarita a livello locale. È certo invece che l’impatto di un’opera non si misura solo dalla certezza scientifica di possibili danni materiali, ma anche dall’incidenza sulla percezione collettiva dei cittadini. Quello che occorre proporre è un patto d’intesa concordato tra l’Amministrazione e i comitati cittadini degli interessi diffusi, un disciplinare che definisca i criteri condivisi per un nuovo piano di telefonia e che metta al primo posto la partecipazione democratica e il principio di precauzione, come è raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. È certo invece che il Piano attuale, per motivi vari non tutti imputabili all’Amministrazione, non è stato oggetto di partecipazione diffusa. Operazioni di questo genere, delegate unicamente ai politici, non sono più possibili perchè i cittadini sono in grado di portare avanti incisive azioni di cittadinanza attiva non solo nella cabina elettorale.
Se l’Amministrazione intende mostrare disponibilità all’ascolto dei cinquemila cittadini (ma in realtà, crediamo, dell’intera città) non serve cercare di giustificare il già fatto con operazioni tecniche che non dimostreranno mai niente, ma fermare gli interventi in corso e ricominciare il percorso democratico daccapo, chiamando i soggetti territoriali a definire assieme i criteri, secondo i quali il nuovo piano sarà redatto. Sarà un progetto socialmente prodotto, fin dalla fase dell’individuazione dei tecnici, dal momento che si conoscono piani di telefonia mobile redatti da eccellenti professionisti, che non hanno turbato il sonno dei cittadini.
Dovrà essere un piano capace di individuare le zone non compatibili, quelle sensibili e quelle compatibili, applicando deroghe solo in casi di comprovata necessità e ricercando in ogni modo le possibili strade che rispettino il principio di cautela.
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