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A Carmine Loru il Premio Letterario Antonio Gramsci
L’autore sardo, nato ad Alghero e da tempo residente a Londra, ha vinto con la poesia “Kelu del Londra” scritta con una lingua autobiografica che unisce sardo, barbaricino e catalano algherese; il riconoscimento è stato dedicato a dei giovani amici recentemente imprigionati in Serbia a causa della loro lotta politica, persone che - proprio come Gramsci - continuano a lottare

ALGHERO - È stato assegnato a Carmine Loru, autore nato ad Alghero, il primo premio della XIX edizione del Premio Letterario “Antonio Gramsci” per la sezione dedicata alla poesia in lingua sarda, intitolata al poeta orgolese Peppino Marotto. Un riconoscimento particolarmente significativo per l'autore, che ha iniziato a scrivere in sardo solo nell'ultimo anno, scegliendo fin da subito una strada di sperimentazione linguistica e poetica. La poesia premiata, dal titolo Kelu de Londra, nasce da molteplici ispirazioni: dalle “Epistole a Lucilio” di Seneca alla musica di Joni Mitchell, passando per le conversazioni londinesi con amici letterati e l'influenza del poeta John Donne. L'opera si distingue per l'uso di una lingua sarda "autobiografica", che fonde il dialetto barbaricino della madre, il catalano algherese paterno e i molteplici registri letterari e popolari assorbiti nel corso degli anni.
«Non era scontato che questa lingua, così personale e sperimentale, venisse compresa e accettata – ha dichiarato l’autore – figuriamoci premiata. Per questo sono particolarmente lusingato da questo riconoscimento». La cerimonia di premiazione si è tenuta domenica 27 aprile, dalle 18.30, nella casa natale di Antonio Gramsci ad Ales, in occasione dell’88° anniversario della sua scomparsa.
Loru ha poi aggiunto una dedica personale, con un messaggio ben preciso: «Nella casa natale di un grande uomo come Antonio Gramsci, desidero dedicare questo premio a sei prigionieri politici detenuti illegalmente in Serbia dal 14 marzo, durante un’ondata di proteste contro il regime di Aleksandar Vučić, ignorata dai media occidentali. Tra loro c’è il mio amico Lado Jovović, insieme a Mladen Cvijetić, Srđan Đurić, Marija Vasić, Davor Stefanović e Lazar Dinić: come Gramsci, sono stati arrestati per il loro coraggio e le loro idee. Dedico il premio anche al professor Radivoje Jovović, brillante storico della sinistra italiana e figura centrale del movimento di protesta, nonché mio caro amico e testimone di nozze. Con lui, anni fa a Novi Sad, trascorrevamo lunghe notti discutendo di Gramsci, della Sardegna, della ex Jugoslavia e della Serbia di oggi. Da Ales, dalla Sardegna e dalla mia casa di Londra, il mio pensiero va a loro e a tutti gli amici serbi che non smettono di lottare».
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