Al Cantiere Sociale non piace l´idea di far nascere l’ennesimo bar-ristorante. «Il Cavall Marì è uno dei pochissimi spazi culturali comunali che viene concesso gratuitamente ad artisti e associazioni»
ALGHERO - «Ancora una volta dai banchi della maggioranza propongono di alienare beni pubblici per regalarli ai soliti amici. Dopo le aree di pertinenza delle scuole e i giardini pubblici è la volta del Cavall Marì, in cui si vorrebbe far nascere l’ennesimo bar-ristorante». L’idea è assurda tuonano dal Cantiere Sociela di Alghero, «il Cavall Marì è uno dei pochissimi spazi culturali comunali (forse l’unico) che viene concesso gratuitamente ad artisti e associazioni».
«Altro che ristorante, semmai andrebbe ristrutturato visto che comincia a sentire il peso degli anni e dell’incuria. Inoltre, Alghero ha un’ormai intollerabile carenza di spazi culturali e di centri di aggregazione per i giovani». E' ora di dire basta - scrivono dal Cantiere Sociale - il Cavall Marì sarebbe logisticamente perfetto per ospitare uno spazio sociale autogestito, visto che si trova in una posizione centrale ma allo stesso distante da case di civile abitazione.
Valdo Di Nolfo poi, si rivolge direttamente a Francesco Sasso, il relatore dell'
interrogazione sul Caval Marì, ricordando che «su quel tratto di lungomare insistono molti bar, disco club e ristoranti la cui economia è stata gravemente danneggiata dalla scelta della Giunta Tedde di trasferire altrove una parte del rinomato mercatino, e che riescono a lavorare in primavera grazie alla mia lotta sul piano commerciale».
Su una cosa ha ragione Sasso: bisogna tornare alle origini. Solo che le origini non le conosce, conclude Di Nolfo: il Cavall Marì è stato progettato negli anni 50 da Antoni Simon mossa su incarico dell’Azienda Autonoma con fini pubblici, sociali e culturali. Farne uno spazio sociale autogestito vorrebbe dire davvero “tornare alle origini”.