Steve Vromman, belga di 48 anni, è un ambientalista che ha deciso di mettere in pratica i suoi principi. Con risultati sorprendenti
GENT (BELGIO) - Gent, (o Gand in francese) è una bella città nella fiandra orientale a una cinquantina di chilometri da Bruxelles. E’ famosa per il suo carnevale, per il suo waterzooi e, d’ora in poi, per un suo cittadino, Steve Vromman, che si è guadagnato il soprannome di Low Impact Man, l’uomo a basso impatto ambientale.
Il signor Vromman ha lavorato molti anni presso un’organizzazione ambientalista, e ha deciso di mettere in pratica i principi che ha sempre difeso. Dal primo maggio dell’anno scorso è impegnato a vivere come un cittadino del XXI secolo, generando lo stesso impatto sull’ambiente di un cavernicolo, o quasi.
Oltre a essere un nobile impegno per dare l’esempio e contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta, questa scelta è anche vantaggiosa dal punto di vista finanziario; Steve infatti si è imposto di non acquistare beni superflui, limitandosi al vitto e all’abbigliamento. I vestiti sono di seconda mano e l’unica eccezione in questo senso è data dalle scarpe da corsa.
Per quanto riguarda gli elettrodomestici e la tecnologia, il nostro nuovo Robinson Crusoe ha dato lo sfratto al microonde, al bollitore elettrico e al ferro da stiro. Aspirapolvere razionato e lavatrice che funziona solo quando è indispensabile. Il lettore MP3 va a manovella e la televisione è bandita, anche se questo non sembra creargli problemi o crisi d’astinenza, poiché tutti i contenuti e le informazioni di cui ha bisogno, li recupera da internet. Un’internet verde perché il pc è collegato a una bicicletta con dinamo che tiene carica la batteria. L’acqua della casa per usi non alimentari è ricavata da un vascone che raccoglie la pioggia, e in Belgio la pioggia non manca.
Ha isolato i pavimenti e le finestre del suo appartamento, ha installato lampadine a basso consumo ovunque e ha ridotto drasticamente le bollette energetiche.
Naturalmente ci sono cose che anche l’ambientalista meglio intenzionato non può evitare di utilizzare, come ad esempio le cartucce della stampante o la carta igienica, ma Steve è realista e affronta la cosa con una buona dose di senso comune e humour. Non ha rinnegato la società in cui tutti viviamo e ha ben chiaro che non è possibile eliminare l’impatto ambientale dell’uomo, però sa e ci insegna che è possibile ridurlo senza stravolgere le nostre vite e risparmiando anche qualche soldo; nelle sue parole “cambiare un’abitudine richiede circa 3 settimane, ma dopo diventa tutto naturale”.
Lo sforzo più grande ha riguardato i generi alimentari. Steve li acquista attraverso un food team ovvero un gruppo di famiglie che si mette d’accordo per comprare carne, latte e verdure direttamente nelle fattorie ottenendo prezzi migliori, conoscendo la qualità e la provenienza delle merci e riutilizzando gli imballaggi.
I risultati da lui ottenuti sono: una risparmio di 105 litri d’acqua al giorno (il consumo pro capite giornaliero in Belgio è di 120 litri), un risparmio annuale nelle spese energetiche di 450 euro e una produzione di rifiuti minima. Le bottiglie accumulate da maggio entrano in una cassa di legno e il sacco dei rifiuti, lo stesso da quasi 10 mesi, è pieno solo per metà.
Alle domande sull’effettiva utilità dei suoi sforzi, Steve risponde: «So che quello che faccio non farà nessuna differenza. Ma bisogna lavorare insieme, sviluppare progetti di quartieri a basso impatto, con pannelli solari, abitudini di acquisto di cibo intelligenti e condivisione delle automobili». E sul fatto di convincere gli altri, primi tra tutti i suoi figli, commenta: «Obbligare le persone a fare qualcosa non funziona, spero solo che le persone riflettano su quello che fanno, ci pensino su e possano cambiare alcuni comportamenti».
Foto d'archivio