Red
14 luglio 2009
Cardiochirurgia, dall’ospedale al territorio
Un progetto tecnologico innovativo per garantire la qualità e la sicurezza. Dieci anni di attività e oltre duemila cartelle di pazienti che in questi anni sono stati ricoverati presso l’Unità operativa di Cardiochirurgia

SASSARI - Dieci anni di attività e oltre duemila cartelle di pazienti che in questi anni sono stati ricoverati presso l’Unità operativa di Cardiochirurgia. Questi i numeri dell’attività di raccolta e informatizzazione dei dati dei degenti che in questi anni sono passati nel reparto al secondo piano della nuova ala del “Santissima Annunziata”. Un archivio che consente di ripercorrere tutta l’attività svolta nel reparto, analizzare la storia clinica di tutti i pazienti, quindi di poterli monitorare una volta dimessi. Inoltre questa corposa raccolta di informazioni proietta la Cardiochirurgia sassarese su un terreno di confronto con altre strutture di livello nazionale e internazionale.
Il progetto triennale, avviato nel 2007 con lo scopo di monitorare sul territorio i pazienti nella fase acuta della malattia, si chiama “Qualità e sicurezza in Cardiochirurgia” e ha consentito appunto un lavoro di archiviazione che è previsto si concluda il prossimo mese di agosto. Lo studio è stato presentato questa sera nella sede dell’Enaip a Sassari, alla presenza del responsabile della struttura di Cardiochirurgia sassarese, Michele Portoghese e del direttore generale della Asl, Giovanni Battista Mele. È intervenuto anche Franco Puggioni della società Symphosium che ha illustrato il funzionamento dei software utili allo svolgimento dell’attività.
L’attività ha preso il via e ha proseguito grazie ai contributi erogati dalla Fondazione Banco di Sardegna, prima nel 2007 (28 mila euro) quindi nel 2008 (22 mila euro). Con la prima tranche è stato possibile realizzare, con la consulenza di una ditta specializzata, un software compatibile con quelli già in uso nell’Azienda e utile alla raccolta e all’inserimento dati. Quindi è stato possibile procedere all’acquisto dell’hardware necessario (4 postazioni pc con un server, stampanti e scanner) per l’immissione dei dati. Quest’ultima attività ha visto il contributo da parte dei medici e degli infermieri del reparto. I successivi apporti economici hanno permesso di proseguire nell’attività sino ad oggi.
Quest’anno il progetto entra nella fase operativa e consentirà anche di rapportare tutte le informazioni raccolte alle statistiche delle banche dati italiane ed europee per avviare un confronto dell’attività. Questa fase sarà caratterizzata da un intervento diretto sul territorio attraverso l’identificazione dei pazienti che presentano caratteristiche di criticità e possono aver bisogno di un’assistenza più attenta. Lo studio di fattibilità inizialmente coinvolgerà un numero ridotto di pazienti che saranno monitorati con sistema telematico, in maniera continuativa, 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno.
Una maglietta speciale dotata di sensori sarà utilizzata come sistema di monitoraggio per inviare in tempo reale, attraverso una connessione telematica, le informazioni vitali del malato ad una centrale ospedaliera automatizzata, che registrerà gli eventi e segnalerà i parametri fuori norma o che raggiungono un livello di rischio. Un sistema innovativo, sperimentato di recente all’Università di Standford. «Nostro compito – afferma Michele Portoghese, responsabile dell’Unità operativa di Cardiochirurgia sassarese – sarà verificare la funzionalità di questo progetto pilota e la sua efficienza. Quindi ancora, quanto sia possibile fare sotto il profilo medico–legale, ed infine verificarne costi ed efficacia».
Tutto il progetto è pensato nell’ottica di un’integrazione futura con le strutture del Dipartimento Cuore, costituito dalle Unità operative di Cardiologia-Utic, Cardiochirurgia, Riabilitazione cardiologica, Emodinamica interventistica e Anestesia e terapia intensiva cardiochirurgica. Poi ancora, con gli ambulatori territoriali, i medici di base, il 118 e il Pronto soccorso. «Siamo nel mezzo di una rivoluzione in ambito sanitario – riprende Portoghese – , perché, rispetto a venti anni fa, sta cambiando il concetto stesso di sanità. Questo grazie anche all’evoluzione tecnologica che sta interessando la medicina. La Cardiochirurgia allora si pone proprio come l’espressione di questo progresso tecnologico».
«Con la cardiochirurgia abbiamo già iniziato un processo di approfondimento – ha detto il direttore generale della Asl, Giovanni Battista Mele – che ci ha portato ad avviare dei percorsi di indagine e prevenzione del rischio. Si tratta di funzioni non presenti in precedenza e nelle quali noi crediamo». Il direttore ha fatto quindi riferimento all’importanza dell’apertura dell’ospedale verso il territorio «Un esempio dell’integrazione fra strutture ospedaliere e territorio è quello offerto a Ozieri con l’attivazione delle cure domiciliari di terzo livello. Un’attività – ha concluso il manager Asl – percepita positivamente dai pazienti e che intendiamo potenziare estendendola anche al poliambulatorio di Bono».
L’assistenza si sposta quindi dall’ospedale verso il territorio, l’ospedale si trasforma in luogo di alta specializzazione, mentre il proseguimento delle cure è affidato alle strutture del territorio. «In questo modo si ha un chiaro vantaggio per il paziente – riprende il responsabile di Cardiochirurgia – che sta in ospedale solo per il tempo necessario, mentre nella fase post operatoria viene seguito direttamente a casa. Ne deriva così anche un vantaggio per la stessa amministrazione sanitaria che riduce i costi per i ricoveri impropri». «A questo si aggiunge la possibilità di un miglioramento della nostra operatività – conclude Portoghese – anche grazie ad un raffronto con altre strutture. Saremo cioè in grado di confrontare i nostri dati di attività con quelli di rilievo nazionale di cui dispone la Società Italiana di Cardiochirurgia e internazionale della Società Europea di Cardiochirurgia».
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