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Sara Alivesi 1 dicembre 2009
Aids, ad Alghero il 1° caso-shock
Si celebra martedì 1° dicembre in tutto il mondo la Giornata Mondiale di lotta all’Aids. Ad Alghero sono decine le vittime del virus dagli anni´80 ad oggi. Tra queste il piccolo Gianluca, il primo bambino in Italia ufficialmente morto per l´Aids
Aids, ad Alghero il 1° caso-shock

ALGHERO – Si celebra martedì 1° dicembre in tutto il mondo la Giornata Mondiale di lotta all’Aids. La data è simbolica e ricorda i primi 5 casi riscontrati il 1° dicembre 1981 in 5 omossessuali di Atlanta (Stati Uniti). In trent’anni il virus ha contagiato 60 milioni di persone e 25 milioni sono morte per cause correlate. Da "morbo" di gay e drogati a peste del Millennio, l’Aids oggi è la malattia dei poveri del mondo, dei paesi che non possono permettersi le cure antiretrovitali che dal 1996 hanno iniziato a far diminuire costantemente il numero dei morti.

Alla regressione dei decessi, tuttavia, non corrisponde una diminuzione dei sieropositivi in Italia come in Sardegna. 180mila le persone Hiv positive in tutto il Paese, di cui circa 22mila con Aids conclamato, ossia un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto. Il fenomeno risponde essenzialmente a due motivazioni: una sopravvivenza notevolmente più elevata con un’aspettativa di vita sino ai 35-40 anni; e una mancata prevenzione, risultato di un progressivo calo di attenzione verso il virus.

Stamane, a Cagliari, la conferenza “Vivere e invecchiare con l’Aids: quali prospettive?”. L’evoluzione del virus nell’Isola e la ricerca, sono tra i principali temi trattati nell’incontro dal quale emerge un dato su tutti: la trasmissione sessuale è il primo e ormai quasi unico modo di contagio della malattia. Così, ad incidere nella diffusione sono, in particolare, i flussi migratori degli stranieri e nel caso della Sardegna, i più numerosi sono i rumeni, i cinesi e gli africani.

Il sieropositivo attuale spesso lo è suo malgrado, contagiato all’insaputa dal partner o poco attento ai rapporti protetti. Molti Hiv positivi a causa della poca prevenzione, possibile attraverso un semplice test anonimo e gratuito, arrivano nei reparti di malattie infettive con una diagnosi tardiva, per la quale le cure possono fare ben poco. Negli altri casi, i medicinali prolungano la vita. Con l’Aids si può lavorare, fare sport e avere figli. Non si può guarire, però, poichè non esiste ancora un vaccino universale. In questo ultimo periodo se ne sta sperimentando uno in Thailandia, ma gli effetti sono ancora tutti da valutare.

Ad Alghero esiste una presenza rilevante di sieropositivi, per lo più persone insospettabili contagiate per via sessuale e che conducono una vita normale grazie alle terapie. Un numero più ristretto è la vecchia generazione dei tossico-dipendenti da eroina, infettati con lo scambio di siringhe, che sono sopravvissuti ad un virus che nel centro catalano conta decine e decine di vittime. Tra queste c’è il piccolo Gianluca, il primo bambino in Italia morto ufficialmente per Aids. Il primo "caso-shock" portato alla ribalta dell'opinione pubblica, perchè colpiva un bimbo.

Nel 1985, la sua immagine su un cavallo a dondolo, era apparsa nella copertina del settimanale "Panorama" e aveva scioccato chi ancora, la maggior parte, non era a conoscenza della malattia e dei disastrosi effetti che avrebbe causato nei decenni a seguire. La vita di Gianluca, a 3 anni e mezzo è stato stronacata dall’Hiv, contagiata dai genitori sieropositivi, prima madre algherese e il padre calabrese. Due esistenze segnate dalla droga, quella che iniziava a circolare ad Alghero negli anni ’80 e che in quelli dopo ha fatto registrare nella Riviera del Corallo un boom tale da portarla tra le primissime in Italia per il consumo di eroina.

La storia di Gianluca è la stessa di tanti bambini nel nostro Paese, la sua però è stata la prima. Enzo Biagi ne aveva raccontato una parte attraverso la sofferenza di sua madre, in uno dei suoi libri più belli, “Senza dire arrivederci”, la vita di donne con esistenze dure e difficili di morte, violenza, disperazione e anche speranza. Che a volte esiste, come nel caso del fratellino di Gianluca, Davide, nato poco tempo dopo, che si è negativizzato al virus contratto alla nascita e che oggi vive.



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