Red
17 febbraio 2011
Cecchini-Conoci: invito rinnovato
Il professore universitario nel rispondere ad alcune domande del vicesindaco lo ri-invita ad un incontro pubblico

ALGHERO - Ricordate "Alghero Bene Comune" l'associazione neonata nella Riviera del Corallo che all'indomani della presentazione ufficiale aveva riscosso numerose e pesanti critiche politiche da numerosi partiti politici? Ecco, dopo il "famoso" botta e risposta tra il suo presunto leader, Arnaldo Bibo Cecchini e il coordinatore del Pdl Mario Conoci, il professore universitario rinnova l'invito ad un incontro pubblico (il primo era stato dribblato dal vicesindaco), nel quale affrontare delicate problematiche della città. Di seguito la lettera integrale inviata all'attenzione di Mario Conoci.
Egregio dott. Conoci,
ogni promessa è debito: le scrivo questa mia risposta, completamente a titolo personale (ovviamente non coinvolge né la Facoltà né l’associazione Abc) in italiano, perché sono fatto il Liceo Classico e ho laureato e attualmente ho professore universitario.
Lei non ha ritenuto di accettare la mia proposta (un pò improvvidamente definita sfida dai media) di voler discutere pubblicamente delle questioni che lei, come portavoce del suo partito, aveva sollevato sul ruolo della Facoltà di Architettura e mio personale e sui suoi rapporti con il Comune di Alghero, chiedendomi una risposta. Come premessa, se mi permette, continuo a pensare che Alghero non sia ben governata, in alcuni casi che non sia affatto governata; non dico che sia la peggior amministrazione possibile: infatti il grande impegno di molti funzionari e dirigenti e tecnici e collaboratori, così come il lavoro di alcuni Assessori, rendono meno drammatici gli effetti dell’assenza di strategie e di visione, assenza di strategie e visione per cui, ad esempio, i molti finanziamenti ottenuti (e questo è un fatto positivo che va a merito soprattutto delle molte brave persone che in Comune lavorano) sono stati sovente spesi male o in maniera sconclusionata. Ma di questa mia personale opinione avremo modo di discutere, nel dibattito pubblico tra partiti e associazioni, e magari capiremo che mi sbaglio. Veniamo all’Università: diverse Amministrazioni locali hanno operato a partire dall’anno 1996 per riuscire a realizzare ad Alghero un “polo universitario”. Si tratta dell’unico “polo” basato su un’intera Facoltà che c’è in Sardegna, al di fuori di Cagliari e Sassari: in tutto il mondo le amministrazioni mettono a disposizione delle università spazi importanti e adeguati (consideriamo ad esempio la “vicina” Girona o Ferrara) e spesso anche finanziamenti consistenti, diretti e indiretti; si tratta di un’azione positiva che si colloca in un rapporto di collaborazione per lo sviluppo locale (un classico accordo “vincitore-vincitore”), non di una graziosa elargizione di un’amministrazione. Così come il servizio al territorio e alla città che viene svolto dall’Università, direttamente o indirettamente, non è una gentile concessione, ma un compito necessario e un dovere culturale e sociale dell’Università. Un sobrio grazie da una parte e dall’altra è tuttavia dovuto: da parte mia grazie. La scelta della Facoltà di Architettura, ed è bene ricordare che gran parte dei docenti, collaboratori e studenti della Facoltà risiedono e vivono ad Alghero, è stata di non voler “vivere” (non avremmo potuto vivere) in un cosiddetto campus esterno, ma di stare ben dentro la città, costituendone una grande risorsa, sociale, economica e culturale e alimentandoci delle opportunità della vita urbana. Sia da destra sia da sinistra è emersa una ricorrente richiesta di costruire un cosiddetto campus esterno, proposta che abbiamo sempre respinto come sbagliata e controproducente; sia da destra che da sinistra persone con un pò di buon senso e di lungimiranza hanno invece sostenuto la nostra idea di un’università immersa nella città, uno dei lieviti nella costruzione di occasioni di rigenerazione urbana e di sviluppo durevole (come è indicato in modo chiaro nel Piano strategico). Del resto, se non consideriamo gli aspetti filosofici individuati da Bobbio (cui sono molto affezionato e per cui con grande orgoglio mi sento e mi dichiaro di sinistra), la distinzione destra o sinistra è oggi difficile da riconoscere nella pratica e a volte non è proprio rintracciabile (credo che lo studio della rivista Human-Animal Interaction dell’aprile del 2009, sul comportamento dei proprietari di cani sia l’unico punto fermo che rimane per la caratterizzazione della differenza profonda tra destra e sinistra). Mi è capitato ad esempio di prendere posizione pubblica contro delle proposte che venivano da esponenti del centro-sinistra sull’uso degli spazi per l’università. Ecco la risposta dunque alla sua domanda: no, le scelte delle amministrazioni Tedde nei confronti dell’Università non sono da considerarsi tra le espressioni del loro cattivo governo. Ricordo anche che i tagli dei finanziamenti regionali alla Facoltà sono stati, con grande improntitudine, avviati dalla Giunta Soru (fatto che ho combattuto politicamente) e confermati per un anno dalla Giunta Cappellacci. La recente decisione di riammettere al finanziamento la Facoltà per i prossimi tre anni è molto positiva, e si deve a una convergenza forte tra l’impegno dei consiglieri regionali del centro-sinistra Mario Bruno e Carlo Sechi (e prima ancora della comunità algherese e del Consiglio comunale tutto) e dell’Amministrazione comunale di Alghero e la volontà politica dell’Assessore Milia, che ha trovato ascolto nel Consiglio regionale. Intanto, purtroppo, per due anni non abbiamo avuto finanziamenti e siamo in grave affanno. Mi lasci concludere con alcune considerazioni più generali: il rapporto tra istituzioni deve essere di rispetto, al di là delle persone che pro-tempore le rappresentano; rispetto non significa che la nostra istituzione non ha diritto di interlocuzione sia nel suo insieme, sia da parte dei suoi vertici, sia per quanto riguarda i singoli docenti, sulle scelte delle diverse Amministrazioni, anzi essendo molti di noi architetti e urbanisti o esperti di territorio, è nostro dovere morale e scientifico esprimerci sulle scelte di governo e gestione del territorio: per esempio io mi sono espresso sul piano casa della Regione, che giudico inaccettabile e deleterio, e sulle molte contraddizioni del Puc in discussione, in cui a un eccellente impianto analitico e storico corrispondono scelte spesso del tutto incoerenti con quell’impianto, e sulla totale inconsistenza delle politiche turistiche, e sullo stato disastroso della mobilità: ripeto non solo è, ovviamente, mio diritto farlo, ma è anche mio dovere. Peccato che lei non abbia voluto o potuto (nella mia richiesta avevo scritto “essere in condizione” che è sinonimo di “potere”, forse avrei dovuto scrivere potere o volere, mi scuso dell’imprecisione), accogliere la mia proposta di dibattito pubblico: sarebbe servito e avrebbe migliorato la comprensione dei fatti: vogliamo provarci?
Con i migliori saluti.
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