A.B.
15 aprile 2011
«Disoccupazione giovanile, emergenza sottovalutata»
Il segretario generale Mario Medde sottolinea l’urgenza di una strategia regionale per curare una delle piaghe più annose del nostro territorio

CAGLIARI - Nell’ambito del recente dibattito politico e sindacale sulla crisi economica e sociale del nostro paese viene fortemente evidenziato il dato sulla disoccupazione gio-vanile. Se il valore medio nazionale del tasso manifesta un’evidente criticità, collocan-dosi al 28,9percento, appare ancora più preoccupante il dato regionale, arrivato al 44,7percento (secondo i dati “Eurostat” dell’ottobre 2010), che colloca la Sardegna al sesto posto in Europa e prima tra le regioni italiane. È quindi importante che la Regione Sardegna vari un programma pluriennale di lotta alla disoccupazione giovanile, anche in considerazione dell’iniziativa varata lo scorso anno dal Governo nazionale denominata “Italia 2020”, «Piano di azione per l’occupabilità dei giovani».
Infatti, se il Governo nazionale (al di là dei contenuti specifici) e di un impatto difficile ha ritenuto importante predisporre un piano per favorire l’occupabilità dei giovani, a maggior ragione, visti i valori record della Sardegna, è indispensabile, a maggior ragio-ne, che la Regione predisponga uno strumento di azione che tenga conto delle specifici-tà della situazione regionale. Questa preoccupazione, peraltro, è già stata evidenziata da “Cgil”, “Cisl” e “Uil” della Sardegna, in occasione dei diversi incontri con la Giunta Regionale durante il dibattito sia per la legge finanziaria 2011, sia per il collegato alla stessa finanziaria. Il tutto è sfociato con l’accoglimento della proposta sindacale di in-trodurre un budget specifico per un programma straordinario di politiche per il lavoro che tenesse conto, tra l’altro, dell’emergenza che interessa le fasce giovanili. Infatti, le tre sigle sindacali regionali, sono preoccupate non solo dell’entità (comunque da record) del fenomeno, ma anche dell’inconsistenza e della scarsa efficacia degli strumenti in es-sere rivolti al contrasto della disoccupazione giovanile.
Tra i principali strumenti utilizzabili nell’Isola, si trova, nell’ambito dell’inserimento al-le dipendenze, il contratto di apprendistato (con limiti di età a seconda della tipologia), che prevede inquadramenti retributivi minori e contributi minori, e la legge 407 per di-soccupati da almeno ventiquattro mesi (ma applicabile a prescindere dall’età), che pre-vede lo sgravio contributivo per tre anni. Esistono poi altre forme di inserimento in a-zienda legate a percorsi, teoricamente di tipo formativo, ma non come dipendenti: si tratta di stage e tirocini, che possono essere anche a titolo gratuito. Periodicamente, poi, escono bandi di tipologie similari (es.: i famosi “Pip” o i progetti comunali “Spot”) in cui al giovane viene erogata un’indennità mensile a carico del bando e non dell’azienda. Per l’avvio di una nuova iniziativa come lavoratore autonomo, ci sono poi gli strumenti ordinari di “Sviluppo Italia” (ora “InvItalia”), il più noto e utilizzato dei quali è il vec-chio prestito d’onore (ora autoimpiego), che anche in questo caso non prevede limiti di età ma solo il requisito della disoccupazione.
Se quindi il documento Italia 2020 prevede una regia nazionale sul tema dei giovani e una serie di interventi su sei linee direttrici, in Sardegna è altrettanto importante preve-dere interventi ed un coordinamento regionale di raccordo tra gli strumenti nazionali e quanto avviene sul territorio, tenuto conto delle caratteristiche e delle peculiarità del si-stema produttivo isolano, del mercato/mercati del lavoro e dei continui ritardi nel pro-cesso di riforma dei sistemi di istruzione e formazione e, in ultimo ma certo non meno importante, delle difficoltà dei servizi per l’impiego. Gli scenari attuali non prevedono a breve termine una ripresa tale della crescita da consentire un forte abbattimento dei tassi di disoccupazione in generale e in particolare di quello giovanile. Quindi, se è pur cor-retto prevedere investimenti e strumenti che favoriscano i meccanismi di sviluppo del sistema produttivo isolano, è altrettanto indispensabile intervenire con provvedimenti ad hoc finalizzato al contrasto della disoccupazione e di quella giovanile in particolare.
Gli strumenti attuali, come detto, sono assolutamente insufficienti per invertire l’attuale tendenza, pertanto si tratta di allestire una strumentazione in grado di favorire si la fase di primo inserimento, per coloro che al termine del percorso formativo non hanno anco-ra trovato un impiego, sia quella di consolidamento per giovani che nella fase attuale si trovano in una condizione lavorativa di precariato. Obiettivo finale è quello di creare posizioni lavorative “aggiuntive” rispetto alla situazione attuale, sia nel settore privato, sia in quello pubblico. Nel privato, è da individuare il meccanismo più rapido ed effica-ce (credito d’imposta, bonus, abbattimento oneri, ecc.) per incentivare le imprese ad as-sumere giovani attualmente inoccupati, disoccupati o con posizioni precarie ma che hanno i presupposti per una stabilizzazione. Nel pubblico è possibile operare attraverso interventi nei settori dell’ambiente, dei beni culturali ed altri, per favorire iniziative (an-che di auto-impiego) che possano creare nuove posizioni lavorative stabili.
In ultimo, appare necessario imprimere un’accelerazione agli interventi di sistema, par-tendo dalle riforme dell’istruzione e della formazione professionale (i cui Ddl sono in itinere oramai da anni), dalla necessaria revisione dello strumento “Master & Back”, si-no ad arrivare al definitivo decollo e all’ottimizzazione di tutto il sistema dei servizi per l’impiego e delle agenzie che direttamente si occupano di lavoro e auto-impiego.
Nella foto: Mario Medde,segretario generale Cisl Sardegna
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