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Giancarlo Balbina 12 luglio 2011
L'opinione di Giancarlo Balbina
Crisi Alghero, Pdl-Lega al tracollo
<i>Crisi Alghero, Pdl-Lega al tracollo</i>

Con il tracollo subito alle amministrative di maggio e la successiva dura sconfitta referendaria, il sistema di potere mediatico berlusconiano e lo stesso blocco sociale che ruota intorno all’asse Pdl-Lega, ha mostrato di essere tutt’altro che invincibile, aprendo scenari che fino a poco tempo fa sembravano del tutto irrealistici. La crisi economica globale, che ha colpito con particolare virulenza il nostro paese e la nostra isola, e che è ben lontano dall’essersi risolta, si è incaricata di spazzare via promesse e facili illusioni e di riportare i cittadini alla dura realtà dei fatti. Squarciato il velo della propaganda, è rimasto un paese che non cresce da anni, periclitante sull’orlo del default finanziario e della corruzione dilagante, e che vede aumentare solo disuguaglianze sociali e sperequazioni economiche, come attestano l’aumentare dei consumi di beni di lusso e il calo sostanziale di quelli dei generi alimentari e dei beni durevoli.

La Sardegna, in questo contesto, paga un prezzo ancora più alto, perché in questi anni, nessuno dei suoi cronici problemi legati all’insularità, hanno trovato nemmeno una parziale soluzione: da quello dei trasporti marittimi, il cui il maldestro processo di privatizzazione della Tirrenia sta provocando danni enormi all’economia turistica dell’isola (3500 arrivi in meno dall’inizio dell’anno), a quello della continuità territoriale delle merci, che determina una forte gap economico per le nostre imprese esportatrici; per non parlare dello scippo dei fondi Fas e della umiliante resa della Giunta Cappellacci al Governo “amico” sul fronte delle entrate, battaglia sulla quale si era distinta la Giunta Soru, risoltasi, proprio in questi giorni, nella beffa dell’ultima manovra finanziaria, che non solo non da niente alla Sardegna del pregresso dovuto, ma le toglie ancora risorse finanziarie preziose che rischiano di mandare in fallimento decine di comuni sardi.

Alghero si distingue anch’essa per una cronica incapacità di risolvere antiche e nuove problematicità. La recente clamorosa sospensione dal Pdl del Sindaco Tedde e di parte della sua maggioranza, in aperto dissenso rispetto all’azione o all’inazione della Giunta Regionale, è la cartina di tornasole non solo del marasma politico in cui versa il centrodestra ormai in crisi di leaderschip e di coesione interna, ma anche del fallimento di un progetto di sviluppo, che due anni fa doveva far “sorridere “i sardi e che si è rivelato, alla prova dei fatti, solo un libro di illusioni e di false promesse. Niente è stato fatto, in dieci anni di amministrazione, per dare un senso economico al Palazzo dei Congressi, che tanto avrebbe potuto fare per affermare in forma stabile il turismo congressuale e creare reddito in città; niente è stato fatto per rilanciare il comparto agricolo del territorio, abbandonando a sé stesse le tenute di Surigheddu e Mamuntanas; l’Area Industriale di S.Marco, pur rappresentando un’area appetibile per investimenti industriali, anche nel settore delle energie rinnovabili, rimane largamente sottoutilizzata, come se creare le condizioni per attirare nuove imprese nel territorio, non fosse un obiettivo prioritario anche per gli enti locali; il Porto è rimasto anch’esso, in questi anni, fortemente limitato nelle sue possibilità di attrarre potenzialità di sviluppo e di reddito, in un settore che, fra gli altri, mostra di affrontare meglio di altri la crisi economica.

E mentre sale la forte protesta degli operatori economici cittadini, presi nella morsa di criticità legate alla chiazza gialla in parte del litorale algherese e poi alle solitarie scelte viabilistiche prese dall’amministrazione che penalizza fortemente i commercianti della Via Lido, la città assiste al triste spettacolo di una maggioranza evaporata nel momento di approvazione del Piano Urbanistico Comunale. Il tentativo di non adeguare il Puc al Ppr approvato dalla Giunta Soru, oggi in via di revisione, dimostra come la destra, a Cagliari come ad Alghero, rimane il contenitore politico che apre le porte alla speculazione edilizia sulle coste, e che considera il paesaggio non un bene comune in larga parte intangibile, ma una risorsa economica come un’altra da far fruttare in qualsiasi modo.

In questo scenario, il centrosinistra algherese ha una grande responsabilità, essendo la Riviera del Corallo l’ultima roccaforte rimasta alla destra in Sardegna, dopo le sconfitte di Cagliari ed Olbia. La tornata elettorale che si aprirà il prossimo anno, dovrà davvero essere un banco di prova della maturità raggiunta dalla sinistra in città; ovvero se sarà capace di mandare al macero vecchi personalismi e datate rendite di posizione, unendo rinnovamento della classe dirigente ad un programma che guardi dritto al bene comune della città. Un bene comune che passa certamente per la difesa del territorio da possibili ritorni speculativi, ma anche per la risoluzione di annosi problemi che in questi anni non sono stati affrontati con la dovuta determinazione.
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