Monica Caggiari
11 marzo 2005
Giornalisti precari: il punto sulla situazione
I lavori del meeting sul giornalismo sardo si sono sviluppati anche attorno alle attività svolte dalle due commissioni, istituite appositamente per l’occasione, che si sono occupate del dilagante fenomeno del precariato e della pubblicità nei suoi rapporti e interessi extra–editoriali

ALGHERO - Sul precariato, la cui analisi è stata sviluppata in base a dei dati, raccolti attraverso questionari, è intervenuto Celestino Tabasso, il quale ha delineato una situazione davvero angosciosa per la folta schiera di giornalisti precari. La condizione dei precari si caratterizza, infatti, per essere un lavoratore: «Sottopagato, licenziabile, evidentemente condizionabile a seconda degli eventuali interessi extraeditoriali». Al quale si aggiunge un altro elemento dell’indagine, riferita all’ambito nazionale, ma che ben si sposa con la situazione dei precari sardi. Il “Pluriprecariato”, per cui «la maggioranza dei precari sono costretti a prestare la loro opera a più aziende editoriali, con una compressione degli spazi di libertà e della qualità della vita preoccupanti». Tabasso ha anche specificato nel “Rapporto sullo sfruttamento giornalistico in Sardegna” che «c’è solo una cosa dal punto di vista sindacale, che è peggiore dell’avere un padrone che ti sfrutta, ed è avere molti padroni che ti sfruttano».
In Sardegna, nello specifico, si ravvisa una situazione “campionaria”, ma indubbiamente molto vicina alle realtà dei precari del giornalismo e che, tra l’altro, non sono molto diversi dai precari di tutte le altre realtà lavorative, se non fosse per la frustrazione aggiunta di quell’imperativo deontologico ed etico, di dover, spesso a discapito anche della propria famiglia e del proprio futuro socio–economico, “tenere la schiena dritta”. Le “schiene dritte” hanno 30–35 anni, sono spesso diplomati e lavorano circa 8 ore al giorno in cambio di un salario, che per il 73% è inferiore agli 800 euro mensili. Hanno poche speranze sulla possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato e spesso segnalano di essere vittime di ingiustizie e sorpassi ingiustificati per le assunzioni. Li distingue una bassa soddisfazione professionale e una bassa fiducia nel sindacato, ma l’aspirazione rimane comunque il posto fisso. Nelle numerose prevaricazioni vi almeno un aspetto equo: in questo caso le ingiustizie sono distribuite in maniera analoga tra uomini e donne, in un clima di “egualitarismo al ribasso.”
E se questa può sembrare una situazione al limite del parossismo, è necessario ricordare che dal questionario emerge anche un’altissima percentuale (ben il 38%) di persone che non arrivano, neanche lontanamente, a 500 euro al mese, mentre un affitto medio s’aggira attorno ai 400 euro mensili.
Precari, quindi, come tutti gli altri, o forse anche peggio.
L’esposizione di Tabasso ha previsto anche la lettura di una testimonianza anonima. Il testo, che raccoglie in nuce la voragine di situazioni ormai insopportabili, si conclude con un: «sentito ringraziamento agli editori e a chi permette tutto questo».
|