Tonino Budruni
2 luglio 2003
Quella sporca "riserva indiana" chiamata San Giovanni Lido
L´opinione di Tonino Budruni: "affidando in concessione quasi tutta la spiaggia gli algheresi più poveri hanno trovato refrigerio nelle residue aree non ancora privatizzate, con conseguente superaffollamento e aumento dei rischi di infezioni e di contagio"

Il contagio da rotavirus che ha colpito numerosi cittadini, in particolar modo bambini, che facevano il bagno nella spiaggia di San Giovanni, è un po´ la conseguenza, ampiamente prevedibile, di una serie di concause che hanno all´origine precise scelte e responsabilità politiche.
Non si tratta, cioè, di avvenimenti fortuiti, occasionali o accidentali, ma di conseguenze certe e prevedibili di alcune scelte politiche e amministrative. Scegliere di affidare in concessione a privati quasi tutta la spiaggia che si estende da San Giovanni a Fertilia ha obbligato i cittadini algheresi più poveri a trovare refrigerio nelle residue aree non ancora privatizzate, con conseguente superaffollamento e aumento dei rischi di infezioni e di contagio. Naturalmente, i tratti di spiaggia ancora liberi sono quelli più a rischio per l´incolumità pubblica e da sempre interdetti alla balneazione. Quasi delle riserve indiane. Uno di questi tratti di arenile è proprio quello antistante la chiesa di San Giovanni, sulla quale sfocia il canalone che dovrebbe (dovrebbe, appunto) convogliare a mare le acque bianche, ma che in realtà, come ben sanno tutti i nostri concittadini, ha sempre trascinato in quel tratto di mare anche scarichi fognari. Era stato riferito dall´Amministrazione Comunale di un lavoro di bonifica che, evidentemente, non è stato portato a compimento, se è vero che è proprio li che prolifera il rotavirus.
Oppure, si deve ipotizzare una qualche forma di contaminazione dovuta allo scarico a mare delle acque del nostro depuratore che, forse, nei periodi di maggior afflusso turistico non è in condizioni di trattare tutto il materiale fognario e ne scarica una parte in mare. Dove?
Comunque, un dato è certo: un numero consistente di cittadini, per lo più bambini, ha subito dei danni fisici in conseguenza di una contaminazione che non è imputabile ad un´avversa congiuntura astrale o ad eventi celesti, ma a precise responsabilità politiche ed amministrative. Se ciò è accaduto, vuol dire che i controlli sulla qualità del nostro mare lasciano alquanto a desiderare. Significa che l´interesse di chi amministra è rivolto in altre direzioni e che la salute dei cittadini (in questo caso di quelli più piccoli ed in condizioni disagiate) non sta particolarmente a cuore né a chi dirige la sanità locale né a chi governa la città. Per fortuna, le pagelle di Legambiente sulla qualità dei mari sardi sono state diffuse qualche settimana fa, quando ancora non era noto il fenomeno del rotavirus di stanza in Alghero, che avrebbe indotto l´associazione ambientalista a penalizzare ancor di più le spiagge algheresi.
All´epoca, il sindaco Tedde si era lamentato per l´ingiusto trattamento (a suo dire) riservato alla nostra località. Altro che lamentarsi. Si consideri invece fortunato, signor sindaco: una città turistica con un depuratore pestilenziale a ridosso del litorale, con le spiagge libere infestate da rotavirus, con un traffico perennemente impazzito ed un livello di invivibilità sempre più accentuato non può pensare di figurare ai primi posti tra le località con un´elevata qualità ambientale.
Certo, le responsabile di questo stato di cose non possono essere attribuite ad un´amministrazione che governa solo da una anno. Ciò che preoccupa, tuttavia, è che, al di là delle buone intenzioni che si respirano nei forum dell´Agenda 21, tutto il resto, cioè la normale attività amministrativa, si è mosso nella direzione opposta a quelle intenzioni. Non si adotta il PUC, per poter continuare a costruire una città sulla città, rendendo l´ambiente urbano sempre più invivibile; si sacrificano i servizi pubblici per far posto ai centri commerciali; si ipotizzano aree per parcheggio addirittura nel centro storico, anziché scoraggiare il traffico privato verso il centro; si pensa alle lottizzazioni anziché all´individuazione di nuovi servizi.
Non si tratta di critiche aprioristiche o ideologiche, né del disconoscimento di alcune scelte positive compiute dall´attuale amministrazione. Qui si vuole porre l´accento su preoccupazioni che nascono da fatti concreti, da situazioni reali, da scelte politiche ben precise. L´auspicio è che si cambi registro e si muti la rotta. Diversamente, si mortificano le legittime ambizioni di sviluppo turistico della città e ci si orienta, consapevolmente o no, verso il declino di un´economia che attira sempre di più, inevitabilmente, una clientela mordi e fuggi a discapito di un turismo di qualità.
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