Red
12 luglio 2005
Accordi politici e futuro della lingua algherese Alcune Considerazioni sulla Politica Linguistica di Inizio Millennio ad Alghero
Enrico Chessa, affezionato lettore di alguer.it e collaboratore presso l’Istituto di Sociolinguistica Catalana a Londra per un progetto di inestigazione sociolinguistica, scrive in merito alla questione della lingua algherese e soprattutto di una "silenziosa" notizia secondo la quale il Governo catalano (non gli algheresi) starebbe valutando la possibilita’ di creare in citta’ un corso di studi, alla fine del quale gli studenti algheresi potranno ottenere la “selectivitat”, cioe’ la maturita’ catalano-spagnola

ALGHERO - Pochi algheresi sono a conoscenza dell’evolversi dei rapporti istituzionali fra Generalitat de Catalunya (il Governo catalano) e il Municipio di Alghero (in merito a questioni linguistiche). I mezzi di comunicazione non danno grande risalto alle piu’ recenti iniziative e i lavori si svolgono in sordina, a porte socchiuse. Strano, se si pensa che, in genere, lo spazio dedicato alla cultura e’ sempre stato ampio e ben visibile! Perche’, quindi, in questo caso ci troviamo difronte al (quasi) totale silenzio? Lo spunto per una risposta lo offrono, da un lato, una notiza apparsa sul sito www.vilaweb.com/www/alguer e, dall’altro –e soprattutto-, il commento che, della notizia, fa il Sig. Gustau Navarro in un suo sito (http://gustaunavarro.blogspot.com/).
La notizia, cito testualmente, e’ questa: “El Govern català estudia impulsar la creació d’un institut de secundaria a l’Alguer on el català sigui llengua curricular”. Cioe’, detto in altri termini, il Governo catalano (non gli algheresi) sta valutando la possibilita’ di creare in citta’ un corso di studi, alla fine del quale –si apprende dal sito del Sig. Navarro- gli studenti algheresi potranno ottenere la “selectivitat”, cioe’ la maturita’ catalano-spagnola.
In linea di principio, non sono contrario alla realizzazione di progetti simili. Anzi, spero che le nuove generazioni algheresi possano essere parte integrante di un mondo globale; saldamente ancorate pero’ al proprio territorio, alle proprie tradizioni, e alla propria lingua; quella lingua che fino ad oggi ha caratterizzato la nostra comunita’: l’algherese. La creazione di una scuola catalana non credo vada in questa direzione. Il punto focale della questione sta allora nel trovare il giusto rapporto tra gli obiettivi da porci e il cammino da intraprendere per arrivarci.
Se la Politica Linguistica in atto si prefigge di salvaguardare e rinvigorire l’uso dell’algherese, questo tipo di iniziative ne tradisce certamente i presupposti. Che benefici puo’ apportare all’algherese una scuola superiore catalana? Oggi nessuno. Un domani, quando i tempi saranno maturi, molti. Oggi servono interventi mirati, immediati, “spiccioli” ma essenziali per riattivare l’uso del’algherese, non una Politica di facciata, pomposa, e dai toni internazionali. Se, invece, obiettivo della Politica Linguistica e’ rafforzare il catalano in senso globale e astratto, allora il discorso e’ un altro. L’importante pero’ e’ che gli algheresi sappiano. Si abbia il coraggio, quindi, di dire dove si vuole arrivare e cosa si vuole fare.
Dati recenti –da me elaborati per conto dell’Istituto di Sociolinguistica Catalana- ci dicono che i giovani algheresi l’algherese non lo conoscono. Non lo parlano, ne’ lo sanno parlare; hanno, cioe’, nella stragrande maggioranza dei casi, un livello linguistico uguale a zero. Di conseguenza, gli alunni che si prepareranno alla maturita’ catalano-spagnola passerebbero direttamente ad un livello medio-alto in catalano, ma, sicuramente, rimarrebberoo incompetenti in algherese. Sembra evidente, quindi, che bisogna percorrere altre strade e trovare altri mezzi.
In buona sostanza, la soluzione al declino linguistico dell’algherese non puo’ essere quella semplicistica di offrirci una lingua ed un’identita’ qualsiasi, perche’ cio’ di cui gli algheresi anno bisogno e’ la NOSTRA cultura e la NOSTRA lingua. Il progetto in questione, come evidenziato prima, non rappresenta un mezzo valido ed efficace per stimolare l’apprendimento e, soprattutto, l’uso dell’algherese -la nostra varieta’ linguistica. Quindi, in questo senso, e’ una cattiva idea.
Che si tratti di una cattiva idea lo sa anche il Sig. Navarro. Il quale sa anche che, trattandosi di una cattiva idea, si presta alla critica. E siccome le critiche, ad Alghero, in certi ambienti catalanisti, non sono ben accolte, la notizia non trapela facilmente. Il Sig. Navarro, pero’, curiosamente, si diverte, nel suo sito, ad ipotizzare possibili scenari futuri, facendo una previsione di quelli che potrebbero essere i possibili attacchi. La sostanza delle considerazioni fatte dal Navarro puo’ essere riassunta come segue: prendendo spunto da alcune problematiche sollevate in una mia lettera inviata il 16 febbraio scorso al Sindaco di Alghero e ai capigruppo in Consiglio Comunale, il Navarro intravede all’orizzonte la minaccia di chi gridera’ ad una nuova dimostrazione di ingerenza catalana e/o reclamera’ l’insegnamento del sardo nelle scuole algheresi!
Innanzitutto, mi chiedo come mai la lettera, alla quale il Navarro -con raffinatissima ironia- fa riferimento, non sia mai stata recapitata ai capigruppo ma sia invece arrivata alle mani di quest’ultimo, che (implicitamente) la cita nel suo sito. Di questo fatto il Primo Cittadino spero sapra’ darmi delle spiegazioni. Per quanto riguarda, invece, il richiamo all’ingerenza, io, personalmente, non ho mai parlato di interferenze catalane. Credo che i catalani –giustamente- entro i limiti della legalita’, facciano i loro interessi (e li sanno far bene). Il punto e’ che sarebbe opportuno che anche noi imparassimo a curare i nostri.
Io ho sempre e solo sostenuto che gli algheresi (cosi’ come il resto dei sardi) siamo un popolo maturo, responsabile e, soprattutto, capace; di questo dobbiamo soltanto convincercene fermamente. Solo in virtu’ di tale convinzione un giorno sapremo trovare il coraggio, la forza e la determinazione per poter dire di no quando e’ il caso di dire di no. Ma, soprattutto, auspico che un giorno si riesca a toglierci di dosso il fardello che la storia ci ha lasciato in eredita’, a causa del quale siamo convinti di aver sempre bisogno di un aiuto esterno per andare avanti. Spero che, scrollandoci di dosso questa sorta di autorazzismo che ci attanaglia, si possa crescere facendo affidamento nelle nostre risorse, di modo che, dal di fuori, la Sardegna –e quindi Alghero- non venga percepita come uno spazio vuoto che chiunque puo’ riempire.
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