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Red 8 maggio 2013
Pili a Lupi: revocare norme svuota-dighe
Lo ha chiesto il deputato sardo Mauro Pili in un’urgente interrogazione al Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi con la quale chiede “un intervento urgente per evitare che i vari enti gestori delle dighe siano obbligati a dare esecuzione a quelle disposizioni che appaiono irrazionali e funzionali solo a creare problemi”
Pili a Lupi: revocare norme svuota-dighe

SASSARI - «La sola ipotesi di buttare a mare oltre un miliardo e mezzo di metri cubi d’ acqua per svuotare le dighe sarde in base alle nuove norme sulle aree sismiche è surreale e frutto di una perversa norma che appartiene più a lobby dell’acqua che al buon senso e al senso di responsabilità. Il Ministro Lupi deve immediatamente revocare quelle disposizioni prima che il governo si veda costretto a gestire la più grande emergenza idrica del nostro paese. In questa direzione il governo deve riferire urgentemente in commissione Infrastrutture per capire come intenda superare decreti e regolamenti che renderebbero inutilizzabili gran parte delle dighe sarde e non solo».

Lo ha chiesto il deputato sardo Mauro Pili in un’urgente interrogazione al Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi con la quale chiede “un intervento urgente per evitare che i vari enti gestori delle dighe siano obbligati a dare esecuzione a quelle disposizioni che appaiono irrazionali e funzionali solo a creare problemi”. «La delicatezza della materia sicurezza – ha detto Mauro Pil - non va esasperata solo in funzione della responsabilità dei soggetti gestori, ma deve essere il giusto equilibrio tra senso di responsabilità e buon senso. La Sardegna è notoriamente una terra antisismica e pertanto appare davvero poco
plausibile che le dighe sarde debbano essere svuotate in tutto o parzialmente per via di una norma di fatto irrazionale. Vi sono strumenti e tecnologie, applicate in tutte le principali dighe della Sardegna, che consentono un monitoraggio costante e preciso della stabilità degli invasi e sarebbe davvero anacronistico rendere inagibile ciò che con grande difficoltà era stato collaudato nel periodo dell’emergenza idrica con i poteri del commissario governativo che attivai tra il 2001 e il 2003».

Fare un passo indietro rispetto a quelle determinazioni di allora significherebbe cambiare le carte in tavola con il solo obiettivo di creare disagi e problemi insormontabili alla gestione del servizio idrico sardo”. Svuotare e chiudere le “dighe a volta” metterebbe a serio rischio – scrive Pili nell’interrogazione al Ministro – gli invasi di Gavoi ( Gusana 60 milioni di metri cubi), di Orroli ( Mulargia 332 milioni), di Escalaplano (Nuraghe Arrubiu 330) e di Iglesias ( Punta Gennarta 13). «Si tratterebbe di un danno alla Sardegna senza precedenti, sia in termini di ricaduta infrastrutturale che economica con dirette conseguenze sia sul piano agricolo che civile. Il disastro – aggiunge Pili sarebbe completato con il dimezzamento d’invaso per le dighe a gravità tra cui Muzzone (259 milioni di metri cubi); Liscia (105); Temo di Roccadoria (91); Mannu di Pattada (76); Bau Mugerris (61); Monte Pranu (50); Posada (38); Basso Cixerri (25) Cucchiadorza (19); Bidighinzu(12); Is Barroccus (12metri cubi); Pranu Antoni (9); A queste va aggiunta la diga“cantoniera” sul Tirso per ulteriori 490.000.000 di mc».

Si tratta – conclude Pili – di una quantità d’acqua a rischio per 1.573 milioni di metri cubi. «Occorre revocare urgentemente quelle disposizioni - ha scritto Pili a Lupi - la Sardegna non è sismica, e soprattutto non si possono a suon di norme modificare infrastrutture strategiche solo per norme interpretative che di punto in bianco vorrebbero cancellare decenni di studi e collaudi che hanno consentito di alleviare il grande dramma idrico della Sardegna. Sarebbe demenziale e colpevole, solo per favorire magari l’eterna lobby dell’acqua che
dalle progettazioni alle gestioni è sempre in agguato».
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