S.A.
30 giugno 2014
«Suicidio in cella, sconfitta dello Stato»
Così Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, commenta il nuovo caso di suicidio di un detenuto a Cagliari

CAGLIARI - «Togliersi la vita è una decisione dolorosa, spesso imprevedibile. Quando si verifica all’interno di una struttura penitenziaria purtroppo ne conferma l’inadeguatezza. E’ sempre una sconfitta senza appello delle Istituzioni». Così Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, commenta il nuovo caso di suicidio di un detenuto a Cagliari.
«Spesso si dimentica che la perdita della libertà – sottolinea – è una condizione difficile. L’emarginazione dalla famiglia, dai figli, dalla comunità pesa particolarmente. La carcerazione fa emergere tutte le fragilità. Può rendere la persona irrequieta, irascibile, depressa, disperata. Occorre rafforzare la prevenzione attraverso il Servizio Psicologico d’Istituto. Ogni detenuto in ingresso è sottoposto alla visita psicologica di valutazione ma ciò non basta. Se è vero che il 16% dei cittadini privati della libertà manifesta sofferenza psichica, bisogna agire sulle fragilità, costruire un percorso di sostegno psicologico nel tempo».
«Ogni caso di suicidio in carcere ovviamente deve essere valutato individualmente e spesso appare inspiegabile, tuttavia la responsabilità ricade sul sistema. La professionalità della Polizia Penitenziaria non può sempre scongiurare il peggio. La detenzione deve diventare davvero l’extrema ratio e la vigilanza deve essere supportata da altre figure professionali competenti. Fermo restando che è indispensabile – conclude la presidente di Sdr – intervenire sulla rete sociale esterna per garantire un ritorno nella comunità di quanti hanno sbagliato».
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