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Tonino Budruni 25 settembre 2014
L'opinione di Tonino Budruni
Maria Pia grande situazione surreale
<i>Maria Pia grande situazione surreale</i>

Nel giro di pochi giorni, l’area di Maria Pia è tornata prepotentemente all’attenzione degli algheresi. Prima, con l’emendamento presentato dal presidente della commissione urbanistica comunale, Vittorio Curedda, approvato all’unanimità dalla maggioranza, nel quale si stabilisce esplicitamente la possibilità di costruire posti letto a rotazione d’uso; poi, con la notizia in merito ad alcune sentenze che riconoscono a privati il diritto di proprietà, per usucapione, su porzioni di quell’area. Gli organi di informazione riferiscono di altre 15 sentenze di usucapione in dirittura d’arrivo: insomma, nell’inerzia dell’amministrazione comunale, i privati si spartiscono un’area pubblica – di tutti noi, è bene non dimenticarlo – di grandissimo pregio ambientale.

Come per tante altre questioni che riguardano la nostra città, ciò che sorprende è la situazione surreale che ci troviamo di fronte. Vediamola: l’ente locale che, in nome e per conto della comunità algherese dovrebbe tutelare e proteggere un bene pubblico, si preoccupa soprattutto di garantire ad alcune imprese che hanno già presentato pubblicamente un project financing per privatizzare tutta o quasi la fascia costiera per realizzarvi insediamenti turistici, dando per scontata, evidentemente, la volontà dell’amministrazione di cedere l’area di proprietà degli algheresi. Contemporaneamente, alcuni altri privati cittadini che da anni possiedono alcune porzioni dell’area di Maria Pia chiedono al giudice di acquisirne la proprietà per usucapione, senza che l’amministrazione, proprietaria, si opponga. Dov’è, in tutto ciò l’interesse generale? Chi dovrebbe perseguirlo per legge? L’amministrazione comunale, ovviamente. Che però se ne disinteressa totalmente e, anzi, pensa a come cederne alcune parti – quelle più appetibili per gli imprenditori, ma anche quelle più pregiate dal punto di vista ambientale – per business privato. Tutto ciò, naturalmente, senza tenere in alcuna considerazione una disposizione contenuta nel Piano Territoriale Paesistico della Sardegna che, all’art. 12, prevede la totale inedificabilità di quell’area.

Recita, infatti, l’articolo citato che: «In ogni caso sono inedificabili in quanto sottoposti a vincolo di integrale conservazione dei singoli caratteri naturalistici, storico-morfologici e dei rispettivi insiemi i terreni costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia anche se elevati sul mare…». I nostri amministratori conoscono le norme che disciplinano l’uso del territorio? E gli imprenditori che presentano progetti non attuabili per forza di legge ne erano al corrente? Oppure pensavano che quelle norme potessero essere modificate solo per quell’area e solo per quello specifico progetto? E quei politici che ancora oggi votano per costruire posti letto a rotazione d’uso a Maria Pia sono informati sulle disposizioni del Ppr Sardegna che, nonostante tutto, si applicano anche al territorio dell’isola alloglotta algherese?

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