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M. P. 23 gennaio 2015
Porto Torres: Civiltà è progresso contro le scorie
Anche l´associazione "Civiltà è Progresso" si schiera contro la possibilità di realizzare in Sardegna il deposito unico nazionale dei rifiuti nucleari
Porto Torres: <i>Civiltà è progresso</i> contro le scorie

PORTO TORRES - Anche Civiltà è Progresso si schiera contro la possibilità di realizzare in Sardegna il deposito unico nazionale dei rifiuti nucleari. Il gruppo dirigente dell’associazione, interpretando la volontà degli iscritti e quella dei cittadini di Porto Torres, esprime grande preoccupazione sulla ventilata ipotesi che la Sardegna venga individuata come sito per lo stoccaggio delle scorie nucleari provenienti sia dalla sperimentazione, sia dall’esercizio di centrali nucleari da tempo dismesse, sia dagli ospedali.

«Non importa affermare che la maggior parte di queste scorie è stata prodotta in altre regioni, non importa intravvedere la possibilità che per i sardi ci sia una contropartita, - sostiene il gruppo dirigente “Civiltà è Progresso” - è invece importante rifiutare in maniera decisa l’ipotesi che in Sardegna venga stoccata anche una minima parte di quelle scorie». L’esito del referendum del 2011 parla chiaro: il 97% degli 878mila sardi recatisi alle urne per la consultazione sul nucleare disse no alla costruzione degli impianti e allo stoccaggio. Secondo Civiltà è Progresso, l’isola e in particolare il territorio hanno già dato: sono la testimonianza di quanto si sia pagato e si stia pagando in termini di inquinamento e di degrado ambientale per scelte fatte nel passato.

«Queste scelte, oggi che l’industria chimica è stata smantellata, lasciano una pesante eredità: una crisi economica senza precedenti, siti da bonificare e una recrudescenza di patologie tumorali. Per questo non dobbiamo permettere che la nostra isola o il nostro territorio possano essere trasformati in pattumiera d’Italia o peggio in discarica nucleare», afferma la dirigenza dell’associazione, che invita le istituzioni sia locali che regionali, affinché si adoperino fin d’ora per sventare questa eventualità con tutti gli strumenti che la legislazione mette a disposizione e, se necessario, favorendo la mobilitazione di tutta la popolazione sarda.



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