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Daria Chiappe 18 marzo 2015
Ballet Black: il sogno di Cassa Pancho
Dare vita ad una compagnia di danza classica formata da soli ballerini di colore per rivoluzionare il mondo del balletto. Con tali obiettivi il gruppo dei Ballet Black si è esibito a Sassari e Cagliari per la Stagione della Danza 2015 del Circuito Regionale Sardo
<i>Ballet Black</i>: il sogno di Cassa Pancho

SASSARI - Sognare significa avere le idee chiare, provare passione per qualcosa, essere determinati, forti e coraggiosi. Ma anche amare sé stessi e credere nel proprio potenziale. Cassa Pancho, direttore artistico della compagnia di danza “Ballet Black”, in questo senso può essere considerata una vera sognatrice, perché nonostante le sventure non ha mai smesso di amare la danza e di immaginarsi in sua compagnia. Al punto da non arrendersi neanche quando, un infortunio alla spina dorsale le ha impedito di ballare, ma non di abbracciare disegni ampi nel vasto panorama della danza.

Tra questi quello di fondare una compagnia di ballerini classici di colore, scacciando via annosi pregiudizi e trasformando il mondo del balletto. Un disegno, un’idea, un sogno, che ha trovato concretezza nel 2001, anno in cui la storia dei “Ballet Black” ha cominciato ad essere scritta. Da allora i ballerini africani guidati dalla Pancho e supportati dalla Royal Opera House di Londra hanno danzato in vari palcoscenici, ottenendo anche diversi riconoscimenti (“Dance Awards 2012” come miglior compagnia indipendente del Regno Unito e il “Critics’ Circle National Dance Award”), fino ad approdare in Sardegna, dove domenica scorsa a Sassari si è concluso il loro primo tour nell’isola.

Il pubblico del Teatro Comunale ha così potuto assistere alla prima europea dei due lavori della compagnia “Duetto” e “Depouillement”, ai quali si è aggiunto un terzo, una sorta di rivisitazione in chiave comica dell’opera “Sogno di una notte di mezza estate”, per uno spettacolo di 90 minuti, in grado di mescolare più stili: classico, neoclassico, contemporaneo, hip-hop e mambo. Discipline che hanno dato vita a tre quadri inconsueti, non solo perché animati da danzatori di colore sulle punte e in calzamaglia, ma anche per l’essenzialità della scenografia, pressoché inesistente. Il fondale nero è stato infatti l’unico scenario della danza dei “Ballet Black”, in un periodo storico ed artistico in cui la coreutica sta sempre più percorrendo la strada delle spettacolarità e della digitalizzazzione.

Un minimalismo dovuto forse alla volontà di rendere centrale la danza e di far emergere la tonicità di corpi poco esplorati dal mondo classico, non riuscendo però di contro a nascondere l’eccessiva imponenza della natura africana, in contrasto con la poetica della leggerezza, della delicatezza e dell’eleganza della danza accademica. Peculiarità queste probabilmente più adatte a discipline energiche quali l’hip - hop. Un minimalismo inoltre che non ha aiutato a riempire o a distogliere dai buchi lasciati vuoti da una tecnica incerta. Visibili mancanze queste che hanno portato a giudicare sul finale più lodevole l’idea di dare vita ad una compagnia di balletto costituita da soli ballerini di colore, che la riuscita in sé.

Troppe forse le aspettative del pubblico nei confronti di un così ambizioso e apprezzabile progetto, che evidentemente attende ancora di crescere e perfezionarsi, ma che sicuramente ha aperto alla danza nuove strade percorribili. Un’intuizione non certo da poco, della quale quindi bisogna accontentarsi almeno per ora. Intanto il sorriso smagliante degli otto danzatori della compagnia lascerà spazio ad un’altra emozionante storia, quella de “Il Lago dei Cigni” di Fabrizio Monteverde e del Balletto di Roma (11 aprile, ore 21), che concluderà a Sassari la Stagione della Danza 2015.

Nella foto: un momento dello spettacolo



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