L’interiorità della protagonista de “La Traviata” viene esplorata e raccontata a passi di danza da Monica Casadei, la coreografa della compagnia Artemis Danza, che si è esibita al Teatro Civico di Alghero venerdì, concludendo la Stagione della Danza 2015
ALGHERO – È calato il sipario sulla Stagione della danza 2015 ad Alghero, conclusasi sul palcoscenico del Teatro Civico il 20 marzo con lo spettacolo “La Traviata” della compagnia Artemis Danza. Già nota al pubblico, stavolta quest’ultima è tornata nella città catalana per raccontare a passi di danza la storia d’amore travagliata di Violetta, protagonista della famosissima opera lirica, insieme ai suoi stati d’animo. Dolore, pazzia e malattia gli aspetti maggiormente esplorati della sua esistenza, prima infuocata da un grande amore e poi distrutta dalla morale insana di una società borghese, maschilista e sprezzante.
Tanti, di conseguenza, i momenti forti durante lo spettacolo, reso impressionante dalla capacità della coreografa, Monica Casadei, di trasformare i corpi in specchi dell’anima. Ecco quindi le danzatrici tramutarsi in elementi dell’interiorità di Violetta e muoversi sul palco, attraverso un linguaggio contemporaneo, sostanzialmente per esprimere la sofferenza, la frustrazione, il desiderio e lo stato di infermità provato da una cortigiana lasciata sola contro tutti. Una donna messa a nudo ed esplorata nel profondo, come simboleggiato dalle scene di danza senza vesti, ed una giovane che soffre dentro, in silenzio. A dimostrarlo una danza spesso fatta di movimenti interni e quindi di contrazioni muscolari, di spasmi, tremori. Degna di una nota a parte a tal proposito, la performance della ballerina dai capelli rossi e dalla gonna bianca, che con i suoi contorcimenti, la sua espressività ed elasticità è riuscita a regalare al pubblico una delle scene più toccanti dello spettacolo.
Una danza, simile ad un'ultima danza, a contatto con un pavimento dal quale il corpo sembrava non riuscire a sollevarsi; una danza solitaria come quella di schiena, intesa come viaggio verso la morte ed addio al passato. In questo modo dunque il balletto de “La Traviata” ha aperto il sipario su di un mondo interiore, raccontandolo attraverso le musiche originali di Giuseppe Verdi, l’artisticità degli abiti, rossi come la passione e il sangue, bianchi come il sogno d’amore e l’aldilà e infine attraverso la danza, che ha utilizzato la bocca, le dita, i seni scoperti, i muscoli e qualsiasi altra parte del corpo per esprimere e comunicare. Un mondo all’interno del quale sono state coinvolte anche le così dette “anime libere” di Artemis, ovvero i danzatori locali ai quali la compagnia ha rivolto un invito aperto a ballare sul finale dello spettacolo. Uno spettacolo riuscito ed applaudito dalle circa 160 persone del piccolo Teatro Civico di Alghero, che hanno così dimostrato di apprezzare il progetto di trasposizione in danza dell’opera lirica, proposto da Monica Casadei e la sua compagnia.