Luigi Coppola
31 agosto 2006
A Milena Gabanelli il premio De Murtas
L’ideatrice e conduttrice di Report, icona del giornalismo indipendente italiano, ha ricevuto la prestigiosa riconoscenza dal padre del giornalista della Nuova, scomparso il 16 maggio 2002. Madrina e conduttrice della serata, una brillante Giulia Santerini. Il ricordo di Costantino Cossu ed il concerto di Gegè Telesforo con la funky band

ALGHERO – La pineta nella distesa delle Cantine Sella & Mosca, pullula di presenze eterogenee. Attente e gentili hostess convogliano il flusso degli ospiti presso i tavoli del brindisi. Carasau e Torbato fresco: l’inizio è dei migliori, mentre le bollicine sprigionate dagli sturi ripetuti dei tappi, fanno pan dan con l’aria frizzante che anticipa l’umidità in aumento, dopo la maestralata degli ultimi giorni. La dovizia e la cura dei particolari è in sintonia con il personaggio, insignito col premio che porta il nome di Mario De Murtas, redattore della Nuova Sardegna, precocemente mancato nel maggio 2002. E’ Milena Gabanelli, conduttrice del programma d’approfondimento e inchiesta, Report (RAI 3), dopo altre figure di rilievo e coraggio nazionale (il papà d’Ilaria Alpi, il carabiniere Marco Diana e i pescatori di Teulada, fra i predecessori), la vincitrice della quinta edizione del premio De Murtas. Sottratta per pochi attimi ai saluti di chi la circonda, le chiedo durante il brindisi: in Italia si è sviluppato, grazie soprattutto al successo della sua trasmissione, una sorta di dibattito sul giornalismo indipendente. Perché, specie nel nostro Paese, è necessario specificare questo attributo (indipendente), in una professione dove la sua natura supporrebbe scontata questa prerogativa? «…E’ un fatto culturale. Al giornalista non è riconosciuta la sua funzione. Viene etichettato, a seconda di eventuali attacchi a quote d’interessi, come emissario dell’opposizione o della forza di governo…». Riprenderà presto la sua trasmissione? «…Il 24 settembre...». Semplicemente casual in un insolita minigonna teen agers, presa di mira dall’arguta e graziosa Giulia Canterini, Radio Capital, per nulla intimorita nel battesimo pubblico da anchor women, la Gabanelli si sottopone ad una lunga intervista che ripercorre le tappe della lunga carriera. I primi passi post laurea percorsi a Bologna tornano al 1980, quando il Cinema d’Essay era il primo amore. Il primo servizio importante riguarda uno stravagante regista francese (Jean Eustache), morto suicida: è la chiave per entrare nell’entourage RAI, tramite la sede romagnola. Da allora 24 anni di collaborazioni serie, rigorosamente free lance con contratti annuali. «…Mangiamo ogni giorno e per questo ringrazio Dio…». Al reattivo e fragoroso scroscio d’applausi, replica ironica «…ci sono molti precari qui…». Ancora applausi. Definisce il suo videogiornalismo, ultima frontiera di una professione praticata con microtelecamere digitali e tanto lavoro di squadra, «…una necessità, una passione, una malattia…cerco di essere un problema…». Ammette, anche se il problema maggiore non risiede nei “politici”. Il combattimento è quasi sempre con le aziende che in base agli argomenti trattatati attuano pressioni e vere rappresaglie nella minaccia di revoca delle inserzioni pubblicitarie. Citati il caso di Mineracqua ed inevitabilmente lo spinoso contenzioso (giunto anche nell’agenda dell’ex Presidente Ciampi) ancora in atto con F.S. Due le cause in corso per un valore totale di 26 milioni di euro (la sicurezza di alcune tratte ferrate, il tomo della discordia) con quattro dipendenti licenziati, uno dei quali reintegrati. Sono 16 i procedimenti legali a suo carico, un fardello pesante che attesta pure l’impegno speso nel suo lavoro. S’accende il sorriso quando ricorda glia anni trascorsi come inviata di guerra in paesi a rischio (Cambogia, Sudan e tanti altri). Atto dovuto, il tributo al marito che l’ha sempre incoraggiata in ruolo così delicato per una mamma. La figlia Giulia, laureanda in legge, è stata “pilotata” alla carriera forense, per godere se non altro di un gratuito patrocinio nelle tante liti giudiziarie sviluppatesi a causa della “causa reportara”. Scherza Milena, sdrammatizzando la gravità delle bad news, togliendosi quel coltello fra i denti impropriamente attribuitole dalla critica. «Un…rompipalle che credeva nel suo lavoro…». Affettuosamente Costantino Cossu (capo redattore cultura alla Nuova Sardegna) ricorda il collega scomparso, cui è dedicata la manifestazione. Presenti in platea tanti giornalisti che hanno conosciuto Mario. Sul palco anche il vice direttore della Nuova, Paolo Catella che legge le motivazioni del premio attribuito all’inviata RAI, Ettore Mo del Corsera con il fotoreporter Luigi Baldelli. La serata continua in musica con il funky jazz di Gegè Telesforo e la sua band Groovinetors. Un blues melodico arrangiato con le jam di eccezionali solisti: Fabio Zapatella alla chitarra e Dario Deidda al basso incantano e scaldano la notte delle stelle.
Nella foto Milena Gabanelli
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