S.I.
13 agosto 2015
«Scuola, Regione ritiri piano dimensionamento»
«Il ricatto del Governo, che impone ai precari sardi di accettare le cattedre che vengono offerte loro nella Penisola pena la perdita del diritto alla stabilizzazione»

CAGLIARI - «Il gruppo consiliare dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici è vicino ai precari sardi della scuola nella loro protesta contro le ‘deportazioni forzate’ decise dal governo Renzi e lancia un appello alla Giunta regionale affinché non si limiti a farsi portavoce delle giuste proteste degli insegnanti ma riconosca le sue responsabilità, che non sono lievi, nel determinarsi dell’attuale situazione e assuma le decisioni di sua competenza necessarie per ridare dignità alla scuola sarda», dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.
«Il ricatto del Governo, che impone ai precari sardi di accettare le cattedre che vengono offerte loro nella Penisola pena la perdita del diritto alla stabilizzazione - prosegue Dedoni - deve essere rispedito al mittente fino a quando non avremo ottenuto il pieno riconoscimento dei disagi derivanti dallo status di insularità e una continuità territoriale, esterna e interna, degna di questo nome, che consenta ai nostri lavoratori di spendere, per raggiungere il posto di lavoro, le stesse cifre che spendono i lavoratori della Penisola. Fino ad allora, ai precari sardi deve essere garantita la stabilizzazione nelle scuole dell’Isola e, in questo, è la Regione a doversi impegnare in prima battuta, ritirando il Piano di dimensionamento scolastico regionale e soprattutto le relative linee guida».
«Il principale ostacolo alla stabilizzazione dei precari, infatti, è la riduzione del numero degli istituti in Sardegna: non si può pretendere di avere meno scuole e più cattedre, come vorrebbe la Giunta» conclude il capogruppo. «L’esecutivo, con le sue linee guida che non sono state imposte da leggi dello Stato ma che sono il frutto di una scelta politica assunta in viale Trento, si è preso una pesante responsabilità: adottare dei criteri più restrittivi per il mantenimento in vita degli istituti, diminuendone così il numero e riducendo, di conseguenza, l’organico scolastico, sia per quanto riguarda i supplenti che i docenti di ruolo. Noi abbiamo denunciato fin da subito le conseguenze devastanti che una scelta simile avrebbe avuto sul piano occupazionale e purtroppo siamo stati buoni profeti. Ora, per rispetto degli insegnanti precari, di tutti gli studenti sardi che hanno diritto a un’istruzione degna di tale nome e dei tanti Comuni dell’interno a rischio spopolamento che si vedono privati di un presidio fondamentale del vivere civile, si deve tornare indietro».
|