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A.B. 17 agosto 2015
iRS in Corsica alle Ghjurnate internaziunale di Corti
Anche quest´anno, Indipendentzia Repubrica de Sardigna ha partecipato ufficialmente all´ormai storico appuntamento organizzato da Corsica Libera
iRS in Corsica alle Ghjurnate internaziunale di Corti

NUORO - Anche quest'anno, Irs ha parteciparto ufficialmente alle “Ghjurnate internaziunale di Corti”, l'appuntamento ormai storico organizzato da “Corsica Libera”. Le Ghjurnate sono da trentacinque anni un punto di incontro, di confronto e di scambio per le Nazioni senza stato d'Europa e del mondo. La delegazione di Irs, composta da Simone Maulu, Bettina Pitzurra, Giampiero Deidda e Salvatore Ventroni, nel corso dei tre giorni ha tenuto diversi incontri e riunioni con rappresentanti di diverse organizzazioni politiche. Un confronto molto interessante quello con i delegati kurdi Orkan Yilmaz (membro del Congresso Nazionale Kurdo) e Mehmet Yuksel rappresentante dell'Hdp e delegato negli Stati Uniti. L'Hdp (Partito Democratico dei Popoli) è diventato la prima forza politica in Kurdistan sconfiggendo l'Akp (partito conservatore), che è comunque la prima forza politica nel parlamento turco, ma che, per la prima volta, non governerà da solo e dovrà fare i conti con l'Hdp. Durante la campagna elettorale, i conservatori hanno sostenuto con forza lo slogan "Un unica bandiera, una terra, una nazione, uno stato", ma non hanno compiuto nessun atto concreto per risolvere la questione kurda ed è proprio questo che gli è stato fatale. Yuksel ha spiegato che l'Hdp è un progetto politico di sinistra ed indipendentista scaturito da un percorso democratico, aggregante, inclusivo basato sul confronto e sul rispetto reciproco (come Sortu nei Paesi Baschi ed il Fruente Amplio in Uruguay), è un cambio culturale, che riunisce 22 organizzazioni e che alle ultime elezioni ha superato il 13percento con 6milioni e 52mila voti arrivando ad eleggere 80 deputati al parlamento turco (di cui 31 donne), sconfiggendo i conservatori che in Kurdistan hanno conquistato un solo seggio. Per la Catalunya, erano presenti il diplomatico Jordi Mirò (presidente di Estat Català), Conxita Bosch per Solidaritat Català per la independencia e Jaume Marfany (ex-vicepresidente dell’Assemblée Nationale Catalane). Il 27 settembre, la Catalunya segnerà pesantemente un pezzo di storia dell'Europa, in quanto si svolgeranno le elezioni catalane ed i cittadini voteranno per l'indipendenza. Se il risultato sarà positivo, per l'Europa sarà un problema reale di democrazia.

Dalla Sardegna, per iRS è intervenuto Maulu, che ha toccato diversi aspetti politici e sociali sulla situazione che sta vivendo l'Isola. «Per anni - ha spiegato - ci hanno raccontato che il neoliberismo e il capitalismo sfrenato erano le filosofie dominanti e che non c'erano altre possibilità di vita. La Grecia oggi è l'esempio di ciò che queste filosofie brutali hanno prodotto ovvero una nazione che è indipendente, ma non è sovrana. Non hanno potere decisionale. Il potere è accentrato sugli stati centralisti come la Germania che tolgono il potere ai territori e accentrano il potere su se stessi imponendo politiche decise in pochi e studiate per accontentare una minoranza di ricchi. E se noi da anni siamo riuniti qui è segno che in Europa c'è un problema di democrazia e oltre alla Corsica, alla Sardegna, alla Catalogna e ai Paesi Baschi c'è una grossa fetta della popolazione Europea che non si riconosce in questa Europa che non rispetta le esigenze delle popolazioni che la compongono, che non è una Europa dei Popoli ma sempre più un'Europa delle banche in balia delle multinazionali e del fondo monetario internazionale, che dettano i ritmi della nostra vita. Ma in molte parti del mondo questa filosofia mortale e soporifera si sta ribaltando e l'America Latina è l'esempio di un laboratorio a cielo aperto di teoria e pratica di possibilità di vita differenti. E questa filosofia che questi movimenti e questi governi latino americani hanno prodotto, non ha come principi fondanti l'arricchimento personale, la produzione sfrenata di ricchezza per pochi privati a discapito delle popolazioni, l'annientamento dei popoli. Hanno come principi fondanti il rispetto delle diversità, la giustizia sociale, la distribuzione equa della ricchezza, la riconquista della dignità sia come persone che come popolo. E noi da questo mini Onu delle nazioni senza stato che sono diventate le Ghjiurnate internaziunale di Corti vogliamo inserirci e collocarci all'interno di questo filone di pensiero. Noi vogliamo avere niente a che a fare con movimenti fascisti, razzisti tipo Salvini che seminano odio e ignoranza. Irs è il primo movimento indipendentista che riesce ad eleggere un deputato al parlamento sardo. Queste però non dobbiamo considerarla una vittoria di Irs. Questa è una vittoria per tutto l'indipendentismo, per tutti i comitati che hanno lottato per tutelare la terra, per combattere le speculazioni e per difendere la Nazione sarda».

Inoltre, Simone Maulu ha denunciato a livello internazionale il problema delle servitù militari. «Dovete sapere - spiega - che oggi lo Stato italiano occupa 35mila ettari di territorio sardo con poligoni militari che l'italia affitta agli stati esteri e alle multinazionali di armi per effettuare esercitazioni, sperimentazioni belliche e guerra simulata e armi all'uranio impoverito. In questi anni noi di Irs e altri comitati e movimenti abbiamo fatto tantissime battaglie per la smilitarizzazione della Nazione Sarda, abbiamo creato un consenso popolare, la società ha senza dubbio maturato ed è molto più sensibile rispetto a questo tema, ma politicamente non è mai cambiato praticamente niente. Oggi per la prima volta il consiglio Regionale, con un documento firmato all'unanimità va a trattare con Roma la dismissione graduale di tutte le servitù militari. Quindi ora non lo dice più solo Irs o qualche comitato. Oggi lo dice la massima assemblea della Sardegna che rappresenta tutti i sardi. Questo è un enorme passo avanti. Ovviamente - ha proseguito - non sono diventati tutti indipendentisti. Però oggi la sinistra in Sardegna sta cadendo in un enorme contraddizione che è determinante sia per il futuro della Nazione sarda che per il futuro della sinistra stessa. La sinistra deve chiarire se è sinistra di liberazione o sinistra di oppressione. Se è una sinistra che vuole tutelare la terra o se è una sinistra che la vuole violentare con inceneritori e chimica pesante. Se questa sinistra pensa che le risorse collettive quali il sole il vento e l'acqua e le ricchezze che producono debbano andare ai privati o alla collettività. Se è una sinistra che riconosce l'esistenza del popolo sardo e della nazione sarda o se nega questo. E' all'interno di queste contraddizioni che si gioca la nuova partita. E la sconfitta dei Laburisti in Scozia ne è un esempio chiarissimo. La sinistra conservatrice, liberista che di sinistra non ha più niente, è morta perché ha vinto un'altra sinistra che è la sinistra indipendentista, sovranista, che considera la terra un bene collettivo e non una merce da mettere sul mercato e che nasce dal territorio e non dai vertici di partito».

«Quindi - conclude Maulu - la fase è molto delicata e stiamo arrivando ad un bivio come diceva Antonio Gramsci: Una cristi storica si ha quando il vecchio non vuole smettere di morire e il nuovo non vuole smettere i nascere. E si scontrano. Oggi noi siamo obbligati a partorire il nuovo. E il nuovo è un progetto politico più ampio che raccoglie non tanto le sigle ma diverse sensibilità che si uniscono e riescono a collaborare non tanto su forme ideologiche che è molto difficile ma su battaglie pratiche, attuali e determinanti per il futuro del popolo sardo e della Nazione sarda. Un progetto politico che guarda con attenzione lo Scottish National Party e Esquerra Repubblicana de Catalunya, movimenti indipendentisti e di Sinistra, l'Hdp in Kurdistan, Sortu nei paesi baschi e il Fruente Amplio in Uruguay».



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