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PPP
26 settembre 2006
Algherese affetto da Sclerosi a Napolitano: «Basta farmaci»
Aveva dichiarato pubblicamente la sua voglia di tornare al calore familiare dopo mesi di ricovero in ospedale, attraverso la piazza telematica di Alguer.it. Oggi Giovanni Nuvoli, l’algherese di 52 anni affetto da Sclerosi laterale amiotrofica, si rivolge direttamente al presidente della repubblica

ALGHERO - Aveva dichiarato pubblicamente la sua voglia di tornare al calore familiare dopo mesi di ricovero in ospedale, attraverso la piazza telematica di Alguer.it. Oggi Giovanni Nuvoli, l’algherese di 52 anni affetto da Sclerosi laterale amiotrofica, si rivolge direttamente al presidente della repubblica Giorgio Napolitano chiedendo di autorizzare la sospensione delle cure: «Basta farmaci», è la frase che ha composto volgendo lo sguardo verso le lettere scritte su una lavagnetta, unica amica cui Giovanni non rinuncerebbe mai. Unico e indispensabile strumento per godere ancora di quel contatto con il mondo esterno attraverso la parola, che ha sostituito le corde vocali dell’uomo, un ex arbitro di calcio, costretto a letto, per una grave malattia che lo accompagna da sette anni. Altra sua inseparabile compagna di viaggio in questa terribile esperienza è una macchina, grazie alla quale Giovanni Nuvoli può respirare. L’alimentazione invece passa attraverso un foro nello stomaco. Una situazione estremamente drammatica mentre all’esterno della sua stanza esplode il dibattito: eutanasia si, eutanasia no. Anche Giovanni vuole esserci e dal suo letto – prigione, lancia il suo accorato appello attraverso la coraggiosa moglie che ha riportato il messaggio dettatole dal marito. Non chiede l’iniezione totale ma rifiuta anche l’accanimento terapeutico. Lui che vive solo se incatenato tra tubicini e macchine che hanno sostituito i suoi organi, vorrebbe poter scegliere il proprio destino: «Sono in grado di decidere se proseguire le cure – ha fatto chiaramente capire incrociando gli occhi sull’inseparabile lavagnetta – è assurdo che la legge non tenga conto della mia volontà».
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