Mariangela Pala
21 settembre 2015
Porto Torres, Asce: «abitazioni civili ai Rom»
Dopo gli ultimi casi che hanno visto la comunità Romà dassikanè di Porto Torres protagonista di vicende negative tra situazioni di estremo degrado, risse aggravate, furti e arresti, ritorna più che mai l’attenzione sulla condizione davvero allarmante del campo sosta

PORTO TORRES - Dopo gli ultimi casi che hanno visto la comunità Romà dassikanè di Porto Torres protagonista di vicende negative tra situazioni di estremo degrado, risse aggravate, furti e arresti, ritorna più che mai l’attenzione sulla condizione davvero allarmante del campo sosta situato in località “Nuragheddu” in prossimità dell’arteria stradale che porta a Ponti Pizzinnu. Un’area, più o meno nascosta della città, la periferia, dove tra tonnellate di rifiuti, migliaia di topi, e bombole industriali, vivono circa 45 persone sistemate in roulotte, baracche in legno e prefabbricati in condizioni precarie.
Gran parte delle famiglie sono scappate nei paesi vicini alla ricerca di abitazioni dignitose, occupando abusivamente edifici in altri comuni, per altri non si è presentata alcuna alternativa se non quella di restare per garantire il proseguimento degli studi ai propri figli. La comunità rom di Porto Torres, divenuta ormai stanziale,ha scelto una stabilizzazione definitiva in città. La causa fondamentale, che ha spinto la popolazione Romà dassikanè ad abbandonare il proprio paese d’origine, fu la situazione di grave crisi politica che colpì l’ex - Jugoslavia, sfociata poi in un terribile conflitto etnico.
I minori sono tutti nati in Sardegna, e rappresentano i cosiddetti “migranti di seconda generazione”, che comprendono sia i figli di immigrati nati nel paese d’origine e ricongiunti in un secondo momento, sia i figli di immigrati nati nel paese ricevente. Uno status che comporta l’acquisizione di alcuni diritti fondamentali, infatti, possono acquisire la cittadinanza facendone richiesta una volta raggiunta la maggiore età, e godere pienamente in futuro di tutti quei diritti (civili, sociali e politici), di cui gode il cittadino italiano. L’Associazione sarda contro l’emarginazione che affianca e supporta persone a diverso titolo a rischio di emarginazione sociale, ed in questo caso specifico le famiglie Rom residenti a Porto Torres, nel fare il punto della situazione ha individuato delle prospettive di superamento del campo per una sistemazione in alloggi dignitosi, primo passo ai sensi della normativa della Comunità europea per un reale progetto di inclusione sociale.
Lo stato di massimo degrado per diversi motivi già ampiamente analizzati, non ultimi quelli della mancanza di manutenzione e del sovraffollamento, (alcune case sono abitate da più nuclei familiari) è stata oggetto, agli inizi del mese di settembre, di un incontro di Asce con il Sindaco Sean Wheeler e la Giunta comunale, «per cui venerdì le famiglie attendevano la visita al campo dei medesimi, ansiose di capire se e come verranno attuati quei progetti che permetteranno loro di lasciare la baraccopoli e di vivere finalmente in condizioni umane – ha detto la vice presidente Asce, Irene Baule - ma con grande delusione apprendevano che il Sindaco non sarebbe intervenuto perché impegnato altrove».
«Molti rom sono cittadini italiani – ha aggiunto Baule - ed hanno votato questa amministrazione comunale sperando di vedere dopo trent’anni una svolta significativa nella risoluzione dei loro problemi». Si sono presentati all’incontro, il vicesindaco ed assessore alle Politiche sociali, Sebastiano Sassu, accompagnato dal comandante della Polizia Locale Catia Onida e dalle assistenti sociali. Sassu richiamava l’importanza di attuare il regolamento concordato con le famiglie anni fa alla consegna del campo, «regolamento a nostro avviso, ormai superato dall’ emergenza sociale ed ambientale, - sottolinea la vicepresidente Asce - che impone la sistemazione urgente delle famiglie in alloggi adeguati ed inseriti nel contesto urbano».
La rappresentante dell’Associazione, Baule ha suggerito, in occasione dell’incontro del 2 settembre, diverse ipotesi di reperimento alloggi ed assegnazione degli stessi alle famiglie, anche mediante progetti di restauro che si possono avviare in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Alghero che supporta Asce e condivide finalità e metodi di inclusione. «Mancando risposte concrete dall’amministrazione, diverse famiglie, caratterizzate dalla presenza di molti bambini e diversi disabili, - ha precisato Baule - hanno deciso autonomamente di lasciare il campo e di trovare case abbandonate in cui trasferirsi anche fuori dal comune turritano».
Oggi diverse famiglie si trovano a dover rientrare con urgenza, perché intimate da ordinanze di sgombero. E’ il caso - preso in carico dal deputato Pd Giovanna Sanna, nonchè sindaco di Florinas - di tre famiglie di Porto Torres (6 adulti e 8 bambini) che hanno occupato la Casa cantoniera di Campomela a Cargeghe, ricevendo dal sindaco Salvatore Oggiano, ordinanza di sgombero. «Non essendo possibile il loro rientro al campo, - conclude Baule - chiediamo al sindaco di Porto Torres di esaminare insieme un piano di sistemazioni temporanee ma dignitose, a costo zero, in vista della presentazione di progetti per l’ottenimento di fondi Cee che permettono l’avvio di un reale piano di inclusione secondo la normativa vigente». Si tratta di due procedure possibili che consentono di trasferire - a titolo gratuito - agli Enti territoriali, beni del patrimonio dello Stato e alcune tipologie di demanio pubblico. Soluzioni percorribili per superare i campi sosta che non hanno più motivo di esistere.
|