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Paola Correddu 23 dicembre 2016
L'opinione di Paola Correddu
All´Ospedale, oltre al danno anche la beffa
<i>All´Ospedale, oltre al danno anche la beffa</i>

Da giorni gira la notizia (prontamente smentita dall’Assessorato Regionale alla Sanità che, con nota ufficiale, l’ha bollata come destituita di ogni fondamento), circa l’intenzione del commissario della sanità sarda, Fulvio Moirano, di chiudere gli ospedali di Alghero, Ozieri, San Gavino, Sorgono e tutti i cosiddetti ospedali di prossimità,
Al di là delle smentite e delle strumentalizzazioni politiche, a ben guardare la situazione in cui versa oggi l’Ospedale Civile di Alghero e a valutare il silenzio del supermanager della ASL unica, non solo la chiusura sembra essere possibile ma anche molto probabile, anche se non nell’immediato.

Per capire il fondamento di questa mia considerazione è necessario ricordare quanto affermato dall’Assessore Arru nell’ottobre 2015, quando venne ad Alghero per presentare alla città la proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera in Sardegna. In quella occasione, nel sottolineare i servizi scadenti offerti dalla sanità sarda, soprattutto se rapportati agli alti costi, dichiarò che, per riportare qualità, sicurezza, appropriatezza in ambito ospedaliero, fosse necessario un riordino della rete basato sui volumi di interventi eseguiti visto che, al di sotto di un certo numero di ricoveri, di interventi, di nascite, questi parametri non possono essere garantiti.

Oltre a questo è necessario ricordare anche cosa prevede la proposta di riordino della rete ospedaliera (mai portata in Consiglio Regionale perché bloccata in Commissione Sanità) a proposito dell’Ospedale Civile di Alghero. All’iniziale declassamento ad ospedale di base, con mantenimento delle sole Chirurgia, Medicina, Ortopedia, Radiologia, trasformazione del Centro Trasfusionale in emoteca, P.S. con OBI associato (osservazione breve intensiva), dopo la protesta del territorio troviamo nella Delibera Regionale 6/15 del 2016 l’inserimento di una nuova denominazione per l’ospedale di Alghero: NROR presidio nodo della rete ospedaliera regionale.

Un nome “esotico” per indicare una tipologia che non esiste nella normativa nazionale e che sembrerebbe più uno stratagemma per placare gli animi, piuttosto che un passo in avanti verso la classificazione in ospedale di I livello. Il presidio nodo infatti prevede la possibilità di integrare i servizi previsti per l’ospedale di base con ulteriori funzioni legate al trattamento di patologie tempo-dipendenti, alla riabilitazione intensiva, alla neuroriabilitazione, con possibilità di attivazione di una semintensiva generale, oncologia e lungodegenza.
Tutto bene in apparenza se non fosse che questa fantasiosa denominazione prevede anche per la funzione di presidio di Alghero Ozieri (come viene definita in delibera), una stretta osservazione con attento monitoraggio per un certo arco di tempo al fine di valutare la possibile modifica della classificazione a presidio di I livello con contestuale istituzione della rianimazione.

Insomma, il presidio nodo come una sorta di limbo da cui si può uscire declassati o promossi. Guardiamo dunque le condizioni in cui versa il nostro Ospedale Civile. Da tempo depotenziato per mancanza cronica di personale e per difficile agibilità della struttura, nei suoi vari reparti e servizi, in conseguenza di lavori di ristrutturazione senza fine, abbandonato al suo destino visto lo svanire del sogno di un nuovo ospedale (previsto dal piano sanitario regionale) a causa della scomparsa dei finanziamenti a suo tempo stanziati, il Civile si presenta come un ospedale sempre più in sofferenza. L’applicazione, assolutamente doverosa, della normativa europea che fissa un tetto massimo all’orario di lavoro del personale sanitario, con riposi obbligatori, ha aggravato una situazione già critica per il sottodimensionamento dell’organico.

Il recente pensionamento di due anestesisti non ancora sostituiti, rischia di compromettere l’attività chirurgica ordinaria, garantendo solo gli interventi in regime di urgenza. La decisione di far fare le guardie agli specialisti urologi in chirurgia, per mancanza di personale medico in quest’ultimo reparto ha comportato un notevole ridimensionamento dell’attività ambulatoriale urologica. Il personale sanitario del P.S. , preso d’assalto con accessi impropri da un’utenza che non trova risposte sanitarie e assistenziali sul territorio, è costretto sempre più frequentemente ad intervenire su codici bianchi piuttosto che su vere emergenze, svolgendo con sempre più difficoltà quella funzione di filtro che le è propria.

Il reparto di medicina, in cui le barelle nei corridoi costituiscono ormai la regola, da tempo si è trasformato in un reparto di geriatria a causa dell’elevato numero di ricoveri inappropriati di persone anziane che hanno più bisogno di attenzioni, di personale di assistenza, di una buona qualità di vita piuttosto che di cure mediche vere e proprie
Un ospedale che si trova in questa situazione può raggiungere quel volume di interventi tale da garantire quella qualità, sicurezza ed appropriatezza di cui parlava l’Assessore Arru? Oppure ci troviamo di fronte ad una lunga agonia che porterà alla riduzione progressiva degli interventi chirurgici, delle attività ambulatoriali intraospedaliere, al peggioramento del servizio reso in alcuni reparti, con conseguente declassamento e poi chiusura? La chiusura come ultimo atto di una farsa iniziata da tempo di cui, alla fine, il nostro territorio, che da anni subisce il progressivo smantellamento dell’attività ospedaliera, verrà additato come l’ unico responsabile. Oltre al danno anche la beffa.
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