Red
3 gennaio 2017
Poste solo a giorni alterni in 330 comuni sardi
Poste Italiane pronte a tagliare in 330 comuni della Sardegna. Il piano, che prevede la consegna a giorni alterni, sta scatenando una polemica su più fronti politici

CAGLIARI - Poste Italiane pronte a tagliare in 330 comuni della Sardegna. Il piano, che prevede la consegna a giorni alterni, sta scatenando una polemica su più fronti politici. «Nell'indifferenza di Pigliaru il piano di privatizzazione di Poste Italiane mette a rischio 750 dipendenti in Sardegna. Mentre lo Stato arretra e trattiene 600 milioni di euro dei sardi e l'Eni e le altre grandi industrie giocano a nascondino che fa il Governo regionale dei professori? Continua a rimanere assente ingiustificato. Con un Partito dei Sardi che assiste distrattamente a questo florilegio di ceffoni continentali. Siamo convinti che occorra uno scatto di reni ed una reazione di tutte le forze politiche sarde, di maggioranza e di opposizione, per arrestare questo declino» attacca il consigliere regionale di Forza Italiua Marco Tedde.
«L’idea di un servizio a giorni alterni è intollerabile perché crea gravissime disparità tra territori e perché rischia di aprire la strada ad ulteriori riduzioni future. Si apra subito un confronto, con il massimo coinvolgimento degli enti locali, e – ha concluso Cappellacci- si intraprenda ogni iniziativa necessaria per respingere una decisione anti-sociale, che rischia di isolare ancora di più molte comunità e che incide nel quotidiano delle famiglie, delle imprese e dei territori» gli fa eco il coordinatore regionale Ugo Cappellacci.
«In diversi comuni della Sardegna, le comunicazioni di ulteriore riduzione del servizio postale con la consegna della posta 3/2 volte alla settimana, rappresenta di fatto una sentenza in ultimo grado la cui causa è da ricercarsi nella legge di stabilità del 2015 che ha ridotto l’onere del servizio per garantire la sostenibilità economica. E’ indispensabile che l’intero Consiglio regionale, la Giunta e i parlamentari sardi alzino la voce nei confronti del Governo nazionale per tutelare servizi fondamentali a cui non si può rinunciare, più in generale è da ripensare l’applicazione rigida del principio del pareggio di bilancio con la conseguente contrazione della spesa il tutto a discapito della vita reale di migliaia e migliaia di uomini e donne» l'appello del vice presidente del Consiglio regionale Eugenio Lai.
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