Red
6 settembre 2020
Un successo storico apre la Stagione lirica 2020
Il baritono Alberto Gazale trionfa nella sua Sassari, in Piazza d’Italia, con l’Orchestra dell´Ente concerti “Marialisa De Carolis”, diretta da Sergio Oliva

SASSARI - Era annunciato come un evento e ha mantenuto le promesse. Il concerto lirico-sinfonico con il baritono sassarese Alberto Gazale, accompagnato dall’Orchestra dell’Ente concerti “Marialisa de Carolis”, diretta da Sergio Oliva, ha aperto la Stagione lirica 2020. Un momento storico che, per la prima volta, ha visto la grande musica ospitata nel cuore della città, e che, ieri sera, ha dato il via alla Stagione “post-Covid”. La scelta di esordire nel “salotto buono” di Sassari, pensata per restituire alla città la grande musica, coinvolgendo al contempo il massimo numero possibile di spettatori, ha raggiunto il suo scopo. Tutti i 600 posti previsti come massima capienza della piazza sono stati occupati e 5' di applausi hanno sancito il successo del baritono sassarese Alberto Gazale, di nuovo nella sua città dopo tredici anni.
«Torno dove sono nato e cresciuto con grande emozione e spero che questo sia il primo passo verso la normalità», ha dichiarato Gazale, citando i versi di Andrea Chénier, il capolavoro di Umberto Giordano la cui aria “Nemico della patria” ha chiuso il concerto: «In un sol bacio e abbraccio tutte le genti amar», un messaggio d’augurio, perché si torni presto alle abitudini di un tempo. Il programma ha attraversato secoli di musica su cui il baritono di casa, che nella sua carriera ha interpretato oltre settanta ruoli, ha strappato gli applausi e i «bravo» del pubblico che ha gremito i posti a sedere, esauriti da settimane; tantissimi anche coloro che, non essendo riusciti a prenotare, hanno seguito il concerto al di là delle transenne. Dopo l’apertura con la sinfonia dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi, Gazale ha esordito con l’aria “Cruda, funesta smania” da “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti. Poi di nuovo Verdi, di cui il baritono sassarese è superbo interprete, con “Pietà, rispetto, amore” da “Macbeth”, e “Oh, dei verd’anni miei” da “Ernani”.
Una corsa verso il Verismo novecentesco con “Intermezzo” e “Prologo” da “Pagliacci” di Leoncavallo, e ancora Verdi, con la coinvolgente “Credo in un Dio crudel” dall’“Otello”. Un tuffo nel passato con il “Preludio” di “Carmen”, cui segue l’aria di “Escamillo” “Votre toast, je le peux vous le rendre”, prima del finale: ancora Nabucco, con l’aria “Dio di Giuda”, e la conclusione con Andrea Chénier. Infine, come bis, il grande classico napoletano “Core ‘ngrato”. Poi, non c’è più tempo, le norme anti-Covid impongono di lasciare la piazza. Il pubblico applaude, ancora una volta, consapevole di essere stato testimone di un momento storico per la città, per la musica, per la cultura. Con grande compostezza si avvia verso l’uscita, con una certezza nuova: la Stagione lirica dell’Ente concerti è ricominciata, con il cammino verso una nuova quotidianità.
(Foto di Elisa Casula)
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