Red
30 settembre 2020
Sanità: dibattito urgente in Regione
«Il vero problema che interessa davvero i sardi è quello del pessimo funzionamento del sistema sanitario ed il Consiglio regionale deve occuparsene immediatamente, come chiediamo da giugno», dichiara il consigliere regionale di Leu Eugenio Lai, illustrando il contenuto di una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di Opposizione, che chiedono un dibattito urgente in Aula

CAGLIARI - «Il vero problema che interessa davvero i sardi è quello del pessimo funzionamento del sistema sanitario ed il Consiglio regionale deve occuparsene immediatamente, come chiediamo da giugno». Lo ha dichiarato il consigliere regionale di Leu Eugenio Lai, illustrando il contenuto di una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di Opposizione. «La nostra richiesta - ha proseguito Lai - riguarda soprattutto due punti: il preoccupante aumento dei contagi che non corrisponde al potenziamento dei posti di terapia intensiva negli ospedali (Is Mirrionis e Santissima Trinità di Cagliari, San Francesco di Nuoro ed altri) e l’allungamento delle liste d’attesa per le visite specialistiche ed ambulatoriali, che ogni Cup della Sardegna fissa da oggi ai prossimi otto-dodici mesi. Dati gravissimi, che secondo noi dimostrano, a differenza di quanto afferma l’assessore Nieddu purtroppo impegnato solo a polemizzare con i sindaci, che la situazione del sistema sanitario regionale non è, come dice lui, sotto controllo, ma fuori controllo».
«La sanità sarda attraversa una crisi profonda - ha affermato il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau - perché non riesce a fare fronte né alla domanda di salute territoriale, né a quella collegata all’emergenza Covid. In quest’ultimo caso, registriamo un dato molto alto dei ricoveri che segnala la pressione crescente che grava sugli ospedali ed evidenzia le carenze delle strutture di terapia intensiva, dove nonostante la recente disponibilità di novanta ventilatori inviati dal Governo ne sono entrati in funzione appena venti. Così come, il sistema appare troppo lento sui tamponi, sia in termini quantitativi che nel processare quelli effettuati. Dal punto di vista della sanità territoriale, i vuoti di organico nella medicina di base e di alcune specialità come la pediatria rappresentano elementi di grande preoccupazione per la tenuta del sistema, che la Maggioranza ha voluto sottoporre ad un ulteriore stress con una riforma del tutto intempestiva che, di fatto, moltiplica i problemi e le difficoltà».
Secondo il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, «è evidente che l’assessore Nieddu non è il grado di gestire questo delicatissimo momento della sanità sarda, o comunque non è in grado di farlo da solo. Non vogliamo usare la pandemia “contro” qualcuno, ma chiediamo di invertire le priorità. Non parlare di posti da spartire come fa la Maggioranza, ma di emergenze vere: la saturazione dei posti Covid in alcune grandi strutture come il Santissima Trinità di Cagliari, con dimissioni affrettate di pazienti positivi e trasferimenti di reparti improvvisati, e la diffusione dei contagi nel mondo giovanile contro la quale non è stato fatto niente».
«Questo governo regionale - ha esordito la capogruppo del M5s Desirè Manca - è oggi un simbolo dell’antidemocrazia ed anche i gruppi di Maggioranza in Consiglio sono responsabili di una scelta inqualificabile che antepone ai drammatici problemi della salute e della vita dei sardi questioni oggi del tutto secondarie come i debiti fuori bilancio ed il riconoscimento del paesaggio sardo come patrimonio dell’Unesco». Dure critiche alla Maggioranza anche dal consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, che ha ricordato, fra l’altro, il blocco del Disegno di legge 127 che, da aprile, prevede lo stanziamento di importanti risorse per i pazienti più fragili assistiti dalla legge 162 e dal progetto “Ritornare a casa”, «Col risultato che i Servizi sociali di molti Comuni stanno rifiutando le richieste degli assegni di accompagnamento destinati alle famiglie. Non siamo ancora alla seconda ondata del virus, che però arriverà forse insieme all’influenza e dobbiamo prepararci ad affrontare un momento quanto mai critico di circa sei mesi».
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