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Cor 19 aprile 2021
Il mio calvario al Marino, grazie Mater
«Mi chiedo se è davvero questo un livello accettabile dell’assistenza al malato nel reparto di Ortopedia del Marino di Alghero; se i problemi organizzativi, strutturali, gestionali e personali debbano essere preponderanti alla salute del cittadino»
Il mio calvario al <i>Marino</i>, grazie <i>Mater</i>

ALGHERO - «È stata una disavventura che non auguriamo a nessuno». Così i familiari della signora algherese raccontano il calvario a cui è andata incontro la loro madre per una banale caduta domestica, alla base di una grave frattura scomposta dell’omero che inevitabilmente ha richiesto il suo ricovero. Di seguito la lettera aperta, «Grazie Mater Olbia».

Vi racconto la mia disavventura che ha avuto inizio la notte di sabato 3 aprile, quando un banale inciampo è stato causa di una rovinosa caduta all’interno della mia abitazione. Trasportata celermente nel vicino pronto soccorso dell’Ospedale Civile di Alghero dai volontari del 118, sono stata sottoposta ad accertamenti radiologici che hanno evidenziato una grave frattura scomposta dell’omero che inevitabilmente ha richiesto il mio ricovero nel reparto di ortopedia dell’Ospedale Marino algherese. Qui ha avuto inizio un odissea inaccettabile e lesiva della dignità del malato. Ho trascorso nel reparto i 2 giorni successivi senza essere visitata da un medico, mentre delle atroci fitte si irradiavano nel mio braccio contuso impedendomi qualsiasi movimento; mi sentivo disabile, fragile e sola. Finalmente il martedì successivo si palesa un medico che ravvisa la necessità di procedere con un'operazione urgente per stabilizzare la frattura e indica come date probabili, quasi certe, il mercoledì o il giovedì prossimi; ma quasi sottovoce afferma “dipende dalla disponibilità degli anestesisti”. Non bado molto alla chiusa del breve dialogo con lo specialista ortopedico, poiché mai avrei pensato che i problemi organizzativi e gli interessi personali potessero anteporsi alla priorità di cura del malato. Arriva il mercoledì e non risulto in lista per l’intervento chirurgico, così come il giovedì; alquanto abbattuta e sofferente chiedo lumi al facente funzioni di Primario del reparto di Ortopedia, che mi liquida sbrigativamente affermando “non ci sono anestesisti disponibili, sono tutti impegnati per il Covid”. Il giorno successivo entra nella mia stanza il dott. Salvatore Pala, direttore dell’anestesia e terapia intensiva dell’Ospedale Civile, per visitare una paziente ricoverata accanto al mio letto e colgo l’occasione per reclamare una risposta sulla reale carenza degli anestesisti, ma lui con estrema gentilezza afferma che non esiste e non è mai esistita alcuna carenza di anestesisti e anzi lui in prima persona si è offerto fin da subito nel prestare la sua assistenza per garantire l’immediata programmazione dell’intervento chirurgico, purché sia svolto nelle sale operatorie del Civile per non lasciare scoperti gli altri reparti. Alquanto sbigottita, irritata e delusa pretendo un chiarimento al facente funzioni di Primario dell’Ortopedia del Marino, che messo alle strette continua ad accusare la mancata disponibilità di anestesisti, la non conformità delle sale operatorie del Civile per gli interventi ortopedici e dulcis in fundo mi promette che lunedì 12 (ricoverata il 3 notte), forse, forse, mi avrebbe operata ad Ozieri e poi riportata ad Alghero (come un pacco postale). A questo punto mi rendo conto che la mia permanenza obbligata in questo reparto diretto in modo alquanto discutibile stia solo mettendo a rischio la mia salute e arrecando delle inutili sofferenze. Chiedo aiuto ai miei figli che sabato 17 contattano via mail il dott. De Santis Vincenzo responsabile del reparto di Ortopedia e Traumatologia del Mater Olbia e lui immediatamente mi riserva un posto letto (in convenzione con il SSR) per il giorno seguente. Chiedo di essere dimessa contro il parere dei sanitari per recarmi in autoambulanza, a mie spese, nell’Ospedale del Mater Olbia; nel frattempo ricevo una graditissima telefonata da parte del Vescovo Mons. Mauro Maria Morfino, che messo al corrente della sgradevole situazione, mi porge estremo conforto e compassione sottolineando l’assoluta mancanza di umanità e ragionevolezza durante la degenza nell’Ospedale Marino. La domenica mattina dell’11 aprile sono accolta al Mater Olbia, dove in pochi minuti eseguono il tampone naso-faringeo, incontro il chirurgo ortopedico che mi visita, visiona le immagini radiologiche e calendarizza l’intervento per il pomeriggio successivo. Questa volta nessun rinvio, nessuna scusa, personale infermieristico e medico sempre disponibile, operata come previsto alle 14 del lunedì. Grazie Mater Olbia. Ora che tutto è andato bene, mi chiedo se è davvero questo un livello accettabile dell’assistenza al malato nel reparto di Ortopedia del Marino; se i problemi organizzativi, strutturali, gestionali e personali debbano essere preponderanti alla salute del cittadino; se per essere sottoposti ad un intervento chirurgico ortopedico indifferibile si sia obbligati a chiedere assistenza a strutture distanti dal territorio; se è accettabile che un ritardo ingiustificato e inammissibile di un intervento chirurgico debba esporre il malato a gravi complicanze pre-operatorie e post-operatorie.

Nella foto: la Radiografia dopo l'intervento
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