A.B.
25 luglio 2009
Da Cuba a Oristano il jazz di Fonseca
Il concerto, previsto per domani sera, si inserisce nel cartellone del Dromos Festival

ORISTANO - Fa irruzione a suon di note nel suo salotto buono, l’undicesima edizione del “Dromos Festival”. Nello spazio concerti allestito in Piazza Eleonora, nel centro storico di Oristano, domani, domenica 26 luglio, alle ore 22, arriva il momento dell’atteso concerto di Roberto Fonseca (il biglietto d’ingresso costa cinque euro).
Già al centro dei riflettori la sera prima, ma solo al piano, il jazzista cubano sale stavolta sul palco alla testa dell’ensemble di musicisti con cui lavora da una dozzina d’anni (Javier Zalba al clarinetto e al sax, Omar Gonzalez al contrabbasso, Ramses Rodriguez alla batteria e Joel Hierrezuelo alle percussioni), per presentare il repertorio del suo ultimo album, “Akokan”, uscito il mese scorso per l’etichetta “Enja”.
Registrato in soli quattro giorni all’“Egrem Studio” a L’Avana, e prodotto in prima persona, con Akokan (che significa “cuore” in lingua yoruba) Roberto Fonseca offre un saggio della sua straordinaria abilità pianistica e porta a sintesi le svariate influenze musicali incrociate nel corso della sua già ragguardevole carriera. Ma Akokan è anche un album fortemente autobiografico e figura come un omaggio del pianista caraibico ai grandi artisti che hanno influenzato e forgiato la sua carriera. Primo fra tutti il leggendario Ibrahim Ferrer (già membro del “Buena Vista Social Club”), che nel 2001 lo volle nella sua rinnovata orchestra (inizialmente come sostituto di un altro monumento come Ruben Gonzàlez) per girare il mondo in oltre quattrocento concerti accanto ad icone della musica cubana come Cachaìto Lòpez, Guajiro Mirabal e Manuel Galbàn. Senza dimenticare l’incontro con il cantante Augusto Enriquez (anch’egli atteso al festival Dromos con la sua “Mambo Band”, sabato 1 agosto a Capo Mannu), che lo portò a soli ventuno anni a partecipare a una tournée in Italia.
Un cammino carico di esperienze quello di Roberto Alain Fonseca Cortes, che, a trentacinque anni, può già vantare una carriera lunga quattro lustri, cominciata, appena quindicenne, con la prestigiosa vetrina internazionale del Festival “Jazz Plaza” dell’Avana. D’altronde, il suo destino musicale sembrava scritto: nato in una famiglia di musicisti (padre percussionista, madre cantante e due fratellastri più anziani, uno pianista e l’altro percussionista), ha cominciato a studiare il pianoforte a otto anni, per firmare a quattordici la sua prima composizione jazz.
Il suo concerto di domani sera, sarà preceduto da un nuovo appuntamento con “La meta trasgredita”, la rassegna video ospitata all’interno di Dromos e curata dalla direttrice del “Man” di Nuoro Cristiana Collu. A declinare il tema del “Clandestino”, leitmotiv di questa edizione del festival, sarà stavolta “Turn On” di Adrian Paci. L’artista albanese di nascita, che con questo lavoro concluso nel 2004 è stato presente anche alla “Biennale di Venezia”, riunisce le vicende di una ventina di uomini, tutti disoccupati, che si ritrovano quotidianamente a sedere sui gradini di una piazza sperando che passi qualcuno che ha bisogno della loro forza lavoro. Con una sola alternativa, l’emigrazione, la clandestinità. Un destino che già si legge, come una profezia, nei loro volti.
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