Il direttore de "Il Fatto Quotidiano" Antonio Padellaro e il giornalista Luca Telese, sono arrivati per illustrare il giornale che da pochi mesi è presente anche nelle edicole di Sardegna. Focus sulla politica nazionale e soprattutto su "malgoverno" e "malainformazione". Liceo Scientifico gremito di gente
ALGHERO – Prosegue il tour dell’Isola di Antonio Padellaro e Luca Telese, per la presentazione de “Il Fatto Quotidiano”, giornale nato sei mesi fa e che presenta, oltre all’ex direttore de “L’Unità” e dell’“Espresso” ed il giornalista tv, firme come Marco Travaglio, Peter Gomez, Oliviero Beha e Beatrice Borromeo, «persone che si sono rimesse in gioco, per creare una testata che in Italia mancava», è stato sottolineato. L’appuntamento con gli appassionati algheresi, dopo aver parlato a Sassari ed agli operai presenti all’Asinara, ha visto l’introduzione di Vittorio Nonis, della libreria “Il Labirinto” e del preside del Liceo Scientifico Antonello Colledanchise, che ha ospitato l’incontro nell’Auditorium dell’istituto, gremito come non mai di giovani e anziani. Assieme a Padellaro e Telese, sul palco anche l’ex deputato del Prc Elias Vacca, che accompagna i giornalisti nel tour dell'Isola.
L’avvocato algherese, ha subito assimilato la Sardegna ad una pentola in ebollizione, praticamente una metafora di quello che sta succedendo in Italia. «E la mancanza di informazione di quello che sta succedendo in Sardegna (esempio della “Vinyls”, ndr), è la metafora di quello che non si viene a sapere in Italia. In questa situazione, testate come "Il Fatto Quotidiano", sono importanti per informare i cittadini. Il giornalista ha il diritto ed il dovere di divulgare le notizie, senza guardare in faccia nessuno», ha spiegato Vacca, concludendo con una massima di Gandhi dedicata alla nuova avventura giornalistica: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono e poi vinci».

Dopo la proiezione dello spot del giornale, “Fattisti senza gloria”, il microfono è passato a Luca Telese (
nella foto), che si è collegato alla metafora sarda. «La Sardegna è una metafora di tante cose, presenti e future, di speranza e di paure». Il giornalista ha poi dissertato sul significato della parola “isola”, dall’idea del movimento, di proiezione verso il mare, fino all’idea di isolamento, «dall’Isola dei Famosi all’Isola dei Cassaintegrati». Con la metafora della solitudine, si è passati alla politica italiana, sempre più simile ad un reality, dove i cittadini sono diventati inermi guardoni, davanti ad una tragedia che vediamo, ma su cui non possiamo intervenire, visto che il rapporto è limitato al momento in cui siamo chiamati al voto. «Una volta, parlavamo dell’opportunità di pubblicare un supplemento satirico, ma non ce n’è bisogno, perché la satira è già nella realtà». Per Telese, bisogna combattere le gabbie della censura, quella che ci impongono e quella che ci costruiamo da soli. «Ci trattano da guardoni separati e ci colpiscono separatamente.
Il direttore Padellaro, ha parlato dell’Italia, come «un fondale di cartapesta, continuamente cambiato con fervida immaginazione, che copre la realtà. L’opinione pubblica è ipnotizzata dalla finzione». Il giornalista non ha risparmiato giudizi su Schifani, «mi rifiuto di riconoscerlo come presidente del Senato», Minzolini, «il direttore del Tg1, sempre presente quando si tratta di fare disinformazione», e Ghedini, «provo simpatia per lui, che viene mandato avanti dal pool degli avvocati del “sultano”, per prendere ceffoni e fare brutte figure». L’ex direttore dell’Unità fissa tre messaggi (le tre regole del malgoverno) che arrivano dall’attuale Maggioranza: "Tanto non cambia niente, noi abbiamo la maggioranza, abbiamo in mano il Paese e quindi tutto ci è permesso": «Travaglio, nel suo ultimo libro, ha contato trentasette leggi “ad personam”, ultima quella per l’illeggittimo impedimento», ha sottolineato; "Ma tanto si sapeva che succedevano queste cose": «Pare che le regole non servano a nulla – spiega – che siano stereotipi o luoghi comuni. Ma non è un reato politico, per esempio, mettere a capo di un Tg un proprio uomo di fiducia?»; "Tanto siamo tutti uguali": «Ci fanno vedere che il Paese, è fatto di gente che va avanti a raccomandazioni e spintarelle, dove tutti scendono a compromessi. Un livello bassissimo della morale, che induce alla rassegnazione. Una malattia insidiosa, che penetra piano piano nella struttura della società civile».

«Ecco - sottolinea Padellaro (
nella foto) - noi abbiamo deciso di reagire alla rassegnazione. I giornali italiani, sono di proprietà di gruppi finanziari e bancari, o sotto il controllo del presidente o finanziati dai partiti. Vogliamo dimostrare che è possibile avere un giornale non finanziato dai poteri economici o politici, che vive solo sull’acquisto dei propri lettori. Praticamente la normalità, che però oggi sembra una follia. Il nostro è stato uno strano esperimento, che però è riuscito. Per un giornale, sei mesi non sono molti, ma diciamo che la prima parte dell’esperimento è riuscito. Dovevamo vendere diecimila copie, ora ne vendiamo centodiecimila. Abbiamo preso una sede piccola, per spendere poco, ora la sala scoppia. Il Fatto Quotidiano cresce ed ha nuovi lettori, acquista credibilità. Un prodotto può essere bello o brutto, ma viene pensato su una sola regola: dare le notizie, senza che nessuno ci dica cosa scrivere e cosa no. E questa, è la cosa più bella per un giornalista. In sintesi, la nostra linea politica è la Costituzione. La sua applicazione, per la società, è l’aspetto più rivoluzionario possibile in questo momento. Continuate a starci vicino o comprate un numero del giornale per vederlo. Abbiamo bisogno anche delle vostre critiche, delle vostre osservazioni, della vostra vicinanza. Facendo tutti il proprio dovere. Ci dicono che siamo la “Gazzetta delle procure” e noi rispondiamo che è sempre meglio che essere la “Gazzetta dei delinquenti”. Pensano di offenderci, ma ci fanno un complimento», ha concluso Padellaro, ricordando come, da maggio, il giornale avrà anche un sito internet, che servirà naturalmente per informare, ma anche per ricevere materiale e spunti dai lettori.
Nelle foto: alcuni momenti dell'incontro di Alghero