|
S.A.
1 luglio 2013
Province: Bruno attacca Cappellacci
Le ultime dichiarazioni del governatore vengono criticate dal vicepresidente del consiglio regionale Mario Bruno

CAGLIARI - «Con la soppressione delle province i territori potranno riappropriarsi di un ruolo di autentica rappresentanza che la politica aveva attribuito ad entità create per esigenze proprie e non per quelle della comunità. Sono fiero di aver rispettato la volontà popolare, certificata dal voto dei sardi, e di aver respinto i rigurgiti di conservatorismo che rischiavano di rimettere in discussione un risultato acquisito». Così il presidente Cappellacci replica alle critiche sulla legge approvata dal Consiglio regionale per dare seguito all’esito referendario.
«Sono i Comuni, non certo le province, – ha aggiunto il presidente - gli enti nei quali il cittadino si indentifica ed i veri rappresentanti di quegli interessi della collettività che non possono essere confusi con il numero di poltrone che vengono contese tra i partiti. I cittadini sono infatti interessati ad avere servizi e non alla carta intestata o alle targhe dei politici di turno. I veri fautori del centralismo, che celano il loro volto dietro la maschera di paladini del territorio, sono pertanto coloro i quali vorrebbero arrestare questo processo e conservare per sempre la situazione attuale».
Una posizione quella del governatore che viene presa di mira dal vicepresidente del consiglio regionale Mario Bruno che lo accusa di proseguire sull'argomento «il festival della demagogia». «Tutti siamo per il rispetto della volontà popolare, come emersa con i referendum di un anno fa' - spiega l'esponente del Partito Democratico - io per primo mi sono sempre espresso per la soppressione e proprio per questo non accetto che si facciano mistificazioni come quelle di Cappellacci, che non ha soppresso alcuna provincia, ne' le storiche ne' le nuove. Lui, che parla di volontà popolare, di fatto la sta sovvertendo, sostituendo gli eletti con commissari, magari - come al solito - suoi amici».
«Se avesse voluto dare centralità ai comuni, come oggi dice, in questi cinque anni avrebbe garantito le risorse dovute nel fondo unico, fondo creato dal centrosinistra per dare competenze, poteri e risorse ai comuni. Il fondo unico avrebbe dovuto essere incrementato proporzionalmente all' aumentare delle entrate, ma così non è stato in questi anni, nonostante quanto previsto dalla legge» aggiunge il consigliere regionale del Pd. E conclude: «dire di voler dare centralità ai comuni, quando in questi anni di governo Cappellacci abbiamo assistito al ritorno di un neo centralismo regionale e di un commissariamento generalizzato di tutti i poteri attribuibili anche agli enti locali e ai loro consorzi. Ogni tanto il presidente farebbe bene a tacere».
Nella foto: Ugo Cappellacci e Mario Bruno
|