Antonio Baldino
13 agosto 2013
L'opinione di Antonio Baldino
Vigili del fuoco sardi in esilio
A distanza di pochi giorni dall’inferno di fuoco, le frasi dei politici, mi sembrano sempre più parole di circostanza. I soliti proclami al vento e niente più. Purtroppo quello che mi preoccupa di più, è che il mese di agosto ancora non è passato e che questi piromani possano fare ancor più danno. Se 30 anni dall’evento di Curragghja non ci ha insegnato niente, figuriamoci a distanza di una settimana e poco più. Ci sono più motivi che hanno contribuito a far sì che certi eventi, diventino tragedie. Bisognerebbe dire ai vertici alti, che la prevenzione e forze in campo, sono 2 cose che se collegate fra loro, funzionano. Non devono essere 2 voci concorrenziali. Mi rende perplesso il fatto dell’interscambio di accuse tra politici, amministratori e vertici dello stato. Non tutti conoscono questo passaggio: il servizio nazionale della Protezione Civile, ha come sue componenti le amministrazioni centrali dello stato, le Regioni, le Provincie, i Comuni e le Comunità montane. Dunque in situazioni del genere esiste il concorso di colpe di più persone.
I vigili del fuoco sono coloro che 365 giorni all’anno e h24, rispondono alle emergenze (anche attraverso una colonna mobile nazionale) qualunque sia la natura o l’estensione dell’evento. Professionisti del soccorso tecnico urgente. Basta comporre il numero 115. Allora in situazioni come la regione Sardegna, perché nella lotta agli incendi, non si danno pieni poteri, controllo e coordinamento delle forze in campo e dei mezzi aerei ai vigili del fuoco, attraverso i comandi provinciali o la direzione regionale? Questo non avviene perché attraverso la protezione civile, il richiamo di 4000 discontinui, viene più facile spartirsi poltrone, incarichi e voti. Infine c'è il tema della famosa insularità e dei 300 vigli del fuoco, sardi in esilio. Il tema insularità è da anni che lo paghiamo, sia in ambito di trasporti aerei e marittimi, che di soccorsi. In situazioni come quelle di Capoterra, non si possono aspettare oltre le 48 ore per ricevere aiuti. I signori politici devono capire che tra noi e lo stivale c’è di mezzo il Mar Tirreno e non la pozzanghera Tirreno. Poi c'è l'impossibilità della tempestività d'intervento, per la mancanza di apertura di distaccamenti già decretati, e la necessità di nuovi. E’ purtroppo la piaga estiva degli incendi ne è la dimostrazione.
Noi siamo da 3 anni che chiediamo di poter prestare servizio (a costi zero) giù in Sardegna almeno nel periodo estivo, in attesa del trasferimento definitivo. Crediamo fortemente che i sardi abbiano il diritto di vivere in un isola, dove gli venga garantita l’incolumità e la sicurezza. E noi di riabbracciare la nostra terra con i suoi mali e i suoi pregi. E senza esborso di denari. Prendere lo stipendio a Milano e prenderlo in Sardegna non ha costi in più. Il Ministero dell’Interno dovrebbe ragionare su alcuni calcoli come forze a disposizione e la loro corretta dislocazione. Stare al nord in maggior numero ed in meno in Sardegna, dovrebbe farVi riflettere. Ci sarebbe un bel risparmio per tutti. Solo che le nostre dimostranze, se non sono seguite da politici forti, non servono a niente. Tesoretto sardo. Chi spiega a coloro del nord che devono rinunciare, ad un introito annuale di 2 milioni e 160 mila euro speso da parte dei vigli del fuoco sardi. Tutto questo mentre assistiamo alla distruzione del nostro territorio, delle aziende e imprese, e si continuano a contare feriti e morti. E i nostri politici sardi che pensano ai loro interessi che corrispondono, a signor sì, signor Presidente; le serve qualcosa Cavaliere; benefici e pensioni da nababbi.
*vigile del fuoco a Milano nato e residente ad Alghero
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