Alla luce dei dati negativi sugli ultimi saldi e riflessioni in atto da tempo, la confederazione chiede un intervento di Stato e Regione per l´apertura di un tavolo sulla questione
CAGLIARI - Dopo una stagione in generale difficile, le imprese sarde del settore confidavano nei saldi estivi, considerati ormai come l’ultima occasione per recuperare una stagione ampiamente compromessa. Ma così, purtroppo, non è stato. Anche questo anno, in Sardegna, i dati dell’indagine condotta dalla Fismo (Federazione italiana settore moda, aderente alla Confesercenti, che ha somministrato una serie di domande a un campione di 250 aziende associate) - così come quella resa nota da
Confcommercio - confermano per le piccole strutture distributive di questo specifico settore (abbigliamento, intimo e calzature) uno stato di estrema sofferenza che accomuna, senza eccezione alcuna, tutte le zone del territorio isolano preso a riferimento per l’indagine.
Qualche dato a riguardo. L’81% delle aziende contattate si dichiara insoddisfatto dell’andamento delle vendite durante il primo periodo dedicato ai saldi di fine stagione, e soltanto il 19% si dichiara pressoché soddisfatto. Il 73% del campione ha denunciato decrementi rispetto al volume delle vendite relative allo stesso periodo dei saldi estivi dell’anno precedente (emerge il dato di Nuoro, dove l’87% circa dichiara un decremento). Tra questi, il 53% quantifica la perdita compresa tra il 10% e il 30%, mentre il 10% invece la dichiara addirittura superiore al 30%. I più fortunati (l’8% degli intervistati) hanno riscontrato incrementi comunque generalmente inferiori al 30%.
«I saldi – spiega Davide Marcello, presidente regionale della Fismo – non rappresentano più uno stimolo agli acquisti per il consumatore, i cui comportamenti sono sempre più improntati alla prudenza e soprattutto decisamente limitati da budget prestabiliti che ne inibiscono la reattività a qualsiasi iniziativa di natura commerciale». E il presidente regionale della Confesercenti, Marco Sulis, sottolinea che «da tempo la nostra Confederazione ha avviato al suo interno una riflessione sulla questione. Riteniamo ormai maturi i tempi per attivare un concreto e capillare dibattito nella categoria sulla necessità di un nuovo quadro normativo che possa prevedere anche, come extrema ratio, l’abolizione dei saldi di fine stagione come tradizionalmente intesi».