A.B.
3 gennaio 2014
Fronte Indipendentista contro la campagna sulla lingua
Il Fronte Indipendentista, pur apprezzando i passi avanti fatti in Sardegna, puntualizzano alcune situazioni sul metodo

CAGLIARI - Il “Fronte Indipendentista Unidu” esprime il proprio apprezzamento per i passi in avanti fatti recentemente in Sardegna nella battaglia per il bilinguismo, nell'istruzione (quest'anno saranno 180 le scuole a fare corsi in sardo in orario curricolare), nell'amministrazione e nei media. Viene apprezzato il fatto che, nello scorso mese, sia iniziata nelle televisioni sarde la prima campagna istituzionale per la lingua sarda che la Regione abbia fatto in oltre sessanta anni di autonomia, ma in merito alla sua realizzazione, il Fronte propone alcune puntualizzazioni.
«Per questa campagna – viene dichiarato – l’Assessorato all'Istruzione e ai Beni Culturali ha stanziato un milione di euro, che sono stati suddivisi fra tutte le emittenti locali della Sardegna. Le cifre pagate per la messa in onda, specie alle televisioni maggiori (308.987euro destinati a “Videolina”, 184.703euro a “Sardegna Uno”) ci sembrano al di sopra del budget che sarebbe normale aspettarsi per una campagna pubblicitaria, pagata secondo le tariffe di mercato. Tanto che gli spot vanno in onda di continuo, anche nel cuore della notte. Abbiamo il sospetto - sottolineano - che questa campagna istituzionale per il bilinguismo sia stata inopportunamente inserita all'interno delle politiche regionali di sostegno economico alle emittenti sarde, le quali attraversano un difficile periodo finanziario (pensiamo soprattutto a Sardegna Uno), e in favore delle quali la Regione negli scorsi anni ha ripetutamente stanziato contributi economici per un totale di svariati milioni di euro, oltre ai finanziamenti erogati alla carta stampata».
«Il Fronte - prosegue la nota - crede nel valore di una informazione realmente plurale e democratica che serva ai bisogni della società sarda, e pensa che solo questo tipo di informazione vada aiutata. Per questo motivo proponiamo che tutti i giornali, le televisioni e le radio che prendono a vario titolo delle sovvenzioni, finanziamenti o provvidenze pubbliche da parte della Ras, debbano garantire che almeno il 30percento della programmazione o delle pubblicazioni vengano effettuate in lingua sarda (e/o in sassarese, gallurese, tabarchino e algherese). In questo modo, senza alcun aggravio sul bilancio regionale, ma anzi con un possibile risparmio, sarebbe possibile non solo assicurare un servizio importante in sardo e nelle altre lingue parlate storicamente dai sardi, ma anche garantire una migliore qualità dell'informazione, dando maggiori possibilità di lavoro ai tanti giornalisti figli della cultura viva del nostro popolo».
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