Attilio Dedoni
2 ottobre 2015
L'opinione di Attilio Dedoni
Con la Banca di Sassari si fa la politica dello struzzo
Si fa ogni giorno più imbarazzante (ma forse sarebbe meglio dire imbarazzato) il silenzio del centrosinistra al governo della Regione sulla riorganizzazione decisa dalla “Banca Popolare dell’Emilia Romagna” per le sue due controllate sarde ed in particolare per la “Banca di Sassari”, con annesse centinaia di esuberi e chiusure di decine di sportelli in tutta l’Isola. In barba al fatto che la “Fondazione Banco di Sardegna”, che possiede quasi la metà delle azioni dell’istituto omonimo il quale, a cascata, controlla la Banca di Sassari, sia chiamata a gestire un patrimonio di 900 milioni di euro affidatole dai sardi, la Regione va avanti imperterrita nella politica dello struzzo, nascondendo la testa sotto la sabbia per non vedere cosa sta succedendo.
In Viale Trento si fa finta che la Banca di Sassari sia un’azienda come qualsiasi altra, con una vertenza occupazionale che non desta troppa preoccupazione visto che, tra prepensionamenti e uscite incentivate, nessuno resterà disoccupato e perciò tutto è bene quel che finisce bene. Peccato però che, nel frattempo, sul territorio ed in particolare nei piccoli comuni delle zone più periferiche dell’Isola vengano tagliati servizi alle famiglie e alle imprese, con le conseguenti, immaginabili ricadute sul tessuto economico. In tutto questo, la Regione sta venendo meno a una sua funzione tra le più importanti, vale a dire quella di pianificare e governare lo sviluppo economico della Sardegna.
Non che la cosa desti stupore, vista la tenacia con cui il centrosinistra si è opposto, in più occasioni, a che il Consiglio regionale svolgesse un’indagine approfondita sulla situazione del credito nell’Isola. E’ fin troppo difficile sorvolare sul doppio ruolo del Partito Democratico, che da un lato vede suoi esponenti di spicco ai vertici di Fondazione e Banco, e dall’altro è azionista di maggioranza della coalizione che governa in Viale Trento. La verità è che, per tutelare gli interessi del Pd, si rinuncia a tutelare quelli dei sardi, sia nella gestione dell’immenso patrimonio affidato alla Fondazione che nei servizi che gli istituti di credito sardi dovrebbero garantire sul territorio.
* capogruppo dei Riformatori Sardi–Liberaldemocratici in Consiglio Regionale
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